“E’ uno strumento adeguato, progettato per canalizzare la voglia di collaborare dei giovani, ma non solo. Mi attendo collaborazione dai genitori perché questa applicazione è rivolta a chiunque voglia dare una mano alle forze di polizia, anche in maniera anonima”. Lo ha detto il questore di Napoli, Antonio De Iesu, nel corso della presentazione dell’App “You Pol” grazie alla quale i cittadini potranno interagire, in tempo reale, con la Polizia di Stato.
L’applicazione – che si può scaricare gratuitamente sul proprio dispositivo mobile – consente di mettersi in contatto con la centrale operativa della Polizia, su una particolare console, attraverso la quale si può anche dialogare con l’utente. “Il prossimo passo – ha annunciato il questore di Napoli – è la diffusione nelle scuole, attraverso un protocollo d’intesa con la direzione scolastica regionale e provinciale. Troveremo il modo, anche con il Comune, per diffondere a tutti questo strumento”. De Iesu ha poi rivolto un appello ai genitori: “Da loro mi aspetto molto, aiutateci a combattere spaccio, bullismo ma anche gli altri reati, per tutelare i loro figli”. L’app è stata finora sperimentata a Milano, Roma e Catania, ora è attiva in tutti i capoluoghi.
L’app — che si può usare anche in forma anonima — si può scaricare su tutti gli smartphone e tablet accedendo alle piattaforme di “Apple Store”, per i sistemi operativi Ios, e “Play Store”, per i sistemi operativi Android. Una volta installata sul proprio dispositivo mobile, l’applicazione consente di inviare segnalazioni – per ora corredate solo da foto, ma si sta sviluppando un aggiornamento per l’invio anche di video – direttamente su un’apposita console installata nella sala operativa della questura. Se non la si utilizza in forma anonima, l’app dà la possibilità di interloquire con l’operatore delle forze dell’ordine. Il funzionamento è comunque assoggettato all’attivazione del servizio di geolocalizzazione del dispositivo.
“Non è un modo per tenere sotto controllo l’utente – ha evidenziato Michele Spina, dirigente dell’Ufficio Prevenzione Generale della Questura partenopea, durante la conferenza stampa di presentazione – ma se giungono più segnalazioni errate dallo stesso utente, si configura il reato di procurato allarme e noi abbiamo il dovere di intervenire”. Se la segnalazione dovesse risultare incompleta, incomprensibile, oppure senza precisi riferimenti, ha spiegato ancora Spina, “siamo in grado di chiedere chiarimenti. L’anonimo non può rispondere, se non mettendosi in contatto con la polizia attraverso le consuete modalità. Chi è registrato, invece, può interagire. La segnalazione, – ha infine detto Spina – innesca una segnalazione acustica sulla console che si disattiva solo quando l’operatore della sala operativa lo prende in carico. A questo punto si entra nella fase di valutazione: si può disporre l’intervento immediato oppure avviare accertamenti, per esempio, chiamando il dirigente scolastico oppure i docenti, se il fatto si è verificato a scuola”.
Sotto una video-dimostrazione dell’App