I carabinieri del Noe di Caserta, nel corso di attività finalizzata al contrasto degli illeciti ambientali e la salvaguardia dell’ambiente, nel territorio del comune di San Cipriano d’Aversa, area compresa nella cosiddetta “Terra dei Fuochi”, hanno proceduto al sequestro di una vasta area di oltre 20mila metri quadrati ubicata all’angolo di via Acquaro con via Madonna del Carmine, interamente recintata e accessibile da un unico ingresso carrabile delimitato da un cancello metallico.
L’area si è rivelata essere una vera e propria discarica abusiva a cielo aperto, su cui sono stati rinvenuti, depositati sul nudo terreno senza alcun riguardo per le matrici ambientali e l’incolumità dei vicini aggregati urbani, ingentissimi quantitativi di rifiuti speciali pericolosi e non, quantificati in oltre 180mila metri cubi, derivanti per la maggior parte da terre e rocce da scavo, detriti da demolizione e costruzione edile, asfalto, mattoni, mattonelle, cemento armato, guaine bituminose, pneumatici fuori uso, guaine di fili elettrici, imballaggi vari, vetro, ferro, legno, vari imballaggi contenenti residui di vernici, tubi corrugati, tubi in pvc, parti di veicoli in genere, rifiuti combusti, onduline in eternit rotte ed altro.
Il sequestro dell’area e dei rifiuti, per un valore stimato in oltre 3 milioni di euro, si è reso indispensabile al fine di fermare lo scempio ambientale in atto. L’intera area, non autorizzata per la gestione dei rifiuti rinvenuti, è risultata essere di proprietà di 11 privati, tutti deferiti in stato di libertà poiché in concorso hanno smaltito illecitamente ingenti quantitativi di rifiuti pericolosi e non, costituendo di fatto una discarica abusiva. Solo puntuali e più approfondite attività tecniche, potranno consentire di quantificare il grado di compromissione dell’ambiente di tutte le matrici ambientali e dell’ambiente circostante.
L’operazione conferma la costante attenzione al contrasto del fenomeno degli sversamenti illegali di rifiuti in piena terra dei fuochi. Una condotta protratta nel tempo nonostante la crescente attenzione mediatica e il perdurante contrasto delle forze dell’ordine, circostanza dovuta verosimilmente ai fortissimi interessi economici e alla necessità di smaltire illegalmente il residuo di tutte le attività che operano in “nero”, e che pertanto sfuggono ai regolari canali di smaltimento.