«A partire dal 1 febbraio, nell’ospedale di Aversa, sono entrati in servizio gli infermieri che hanno vinto la procedura di mobilità e sono stati chiusi tutti i rapporti di lavoro con le agenzie interinali e i loro dipendenti, eppure il figlio e il genero di Peppe Nacchia, rappresentante sindacale dell’Asl di Caserta, sarebbero rimasti al loro posto come dimostra la turnazione di febbraio». Il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, componente della Commissione consiliare sanità, continuando la propria battaglia contro l’utilizzo nelle strutture sanitarie pubbliche dei lavoratori inviati dalle agenzie interinali perché, a suo avviso, favorirebbero l’utilizzo clientelare dei lavoratori, lancia l’ennesimo allarme e, ancora una volta, lo fa prendendo di mira l’ospedale «San Giuseppe Moscati» di Aversa.
«Vogliamo sapere – continua l’esponente ambientalista – a che titolo il figlio, Paolo, e il genero di Nacchia, Giacobbe Martino, continuano a lavorare mentre tutti i loro colleghi sono stati sostituiti da infermieri assunti a tempo indeterminato perché vincitori di concorsi e procedure di mobilità». Borrelli preannunzia, in chiusura, che «sulla questione è pronta un’interrogazione consiliare perché o devono lavorare tutti o se, giustamente, s’è deciso di chiudere la stagione degli interinali, la cosa deve valere per tutti».
Immediata la risposta di Giuseppe Nacchia, dirigente sindacale della Fials che risponde: «È un accanimento terapeutico contro di me da parte di questo signore. Sarà la terza volta che torna sull’argomento. I 23 interinali, impegnati tra Aversa e Sessa Aurunca, sono stati tutti confermati per il momento perché la carenza di infermieri nella nostra Asl è macroscopica. Mio genero si è fidanzato con mia figlia due anni dopo che già lavorava in ospedale, non potevo chiedergli di rinunziare al lavoro prima di farlo entrare a casa mia».
«Borrelli – continua l’esponente Fials – avrebbe potuto fare almeno un controllo. Sarebbe bastata una telefonata in direzione sanitaria e gli avrebbero spiegato come stava effettivamente la situazione». «Gli interinali – conclude Nacchia – lavorano presso il Moscati di Aversa da cinque anni e sono stati scelti da una banca dati di agenzia interinale, così come avviene ovunque. Non capisco questo interesse per la mia persona. Ci sono a Caserta le cooperative impegnate nella sanità da 20 anni, precari in servizio da tempo e, sebbene noi vorremmo farne a meno cercando di utilizzare tutti dipendenti pubblici, dobbiamo anche riconoscere che se non ci fossero loro, con i loro sacrifici, la sanità casertana si bloccherebbe».
Oggi, su queste colonne, è intervenuto sul caso anche Antonio Mattiello, rappresentante degli infermieri interinali dell’Asl, che parla di attacchi ingiustificati nei confronti della categoria: leggi qui.