Nell’ambito di un’indagine coordinata dai magistrati della Procura antimafia di Napoli, i carabinieri del nucleo investigativo di Caserta hanno eseguito tre arresti, tra le province di Caserta, Sassari e Milano, con le accuse, a vario titolo, di concorso in omicidio, detenzione e porto illegale di arma da fuoco aggravati dal metodo e finalità mafiose.
L’indagine, avviata nell’anno 2016, a seguito delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, tra i quali Giuseppe Misso e Nicola Panaro, consentiva, attraverso una laboriosa attività di riscontro, di far luce sull’efferato omicidio del pregiudicato Antonio Mottola, ucciso a Casal di Principe il 5 luglio del 1995. Mottola, che aveva all’epoca 35 anni, era ritenuto affiliato all’organizzazione camorristica della “Nuova Famiglia”, capeggiata allora da Antonio Bardellino, operante tra Casal di Principe e comuni limitrofi, per conto della quale era addetto alla raccolta del denaro proveniente dalle estorsioni a commercianti ed imprenditori.
L’attività investigativa condotta dai militari dell’Arma collocava il fatto di sangue nell’ambito di quell’epurazione degli esponenti facenti capo alla famiglia “Bardellino” nonché nella successiva contrapposizione armata nell’ambito dello stesso clan dei casalesi, tra gli Schiavone/Bidognetti da una parte e i De Falco/Quadrano/Venosa dall’altra.
Il delitto, secondo quanto emerso dalle indagini, fu commissionato da Walter Schiavone e materialmente eseguito da Giuseppe Russo, detto “o’ Padrino”, Giuseppe Misso detto “caricallieg”, Nicola Panaro, detto “o’ principino”, Oreste Caterino (deceduto) e Bruno Salzillo (con il ruolo di segnalare la presenza della vittima) perché, alla luce dell’ allora recente collaborazione con la giustizia di Giuseppe Quadrano, si temeva che anche Mottola, appartenente alla stessa fazione di quest’ultimo, potesse, qualora arrestato, riferire su eventi delinquenziali per loro compromettenti.
