Augusto Di Meo, testimone dell’omicidio di Don Diana, resta senza giustizia

di Redazione

Siamo basiti, non pensavamo che avremmo dovuto manifestare il nostro smarrimento contro decisioni ministeriali in palese contrasto con la nostra idea di riscatto di un intero territorio, lasciato per anni nelle mani della criminalità organizzata. La richiesta di Augusto Di Meo, testimone oculare dell’omicidio di don Giuseppe Diana, avvenuto il 19 marzo del 1994, di essere riconosciuto vittima innocente della criminalità è stata rigettata perché ritenuta tardiva.

Un’eccezione di improcedibilità del Ministero dell’Interno e nello specifico del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, Area “Speciali elargizioni alle vittime del terrorismo e della criminalità di tipo mafioso”, che non fa onore a nessuno e men che mai nel caso di Di Meo che è stato testimone oculare dell’omicidio di don Giuseppe Diana.  Il 19 marzo del 1994 quando nella chiesa di San Nicola di Bari, nel quartiere Larina, a Casal di Principe, gli spari del killer fermarono il cammino di don Diana, Di Meo vide il killer e andò subito a denunciarlo: lo descrisse e lo riconobbe. Aveva 34 anni ed un laboratorio fotografico significativamente avviato. Quella testimonianza, ritenuta fondamentale dalla Dda di Napoli per la condanna degli autori dell’omicidio così come confermato anche dalla Cassazione del 2004, gli ha cambiato la vita. Per quella testimonianza che rifarebbe, ha patito negli anni enormi problematiche personali ed economiche. Una situazione perduratasi nel tempo che gli ha causato disagi di ogni tipo, finanche di salute.

Il 16 dicembre del 2014 ha ricevuto anche l’investitura del titolo di Ufficiale della Repubblica, primo fra gli ordini nazionali assegnatogli dal capo dell’ordine e capo dello Stato, allora Giorgio Napolitano, ma evidentemente questo non basta a capire che riconoscere Di Meo vittima innocente della criminalità sarebbe significato sottolineare il valore della denuncia e contribuire ad una generale cultura di rinnovamento della società. La provincia di Caserta è stata per anni abbandonata a se stessa e veder riconosciuto dallo Stato, le nostre vittime innocenti vorrebbe dire anche far pace con un passato che altri hanno voluto per queste Terre.

Per perorare la causa di Di Meo, il Comitato don Peppe Diana insieme al coordinamento provinciale casertano dell’associazione Libera e all’amministrazione comunale di Casal di Principe, si è fatto promotore di una petizione popolare che ha raccolto più di 40mila firme. Sottoscrizioni che chiedono di veder riconosciuto un diritto e che porteremo personalmente al prossimo Ministro dell’Interno nella speranza che il buon senso cominci a valere molto di più. Chiederemo il cambiamento di norme che mortificano anni di sacrifici e di battaglie contro qualsiasi tipo di sopruso. Non ci fermeremo perché non possiamo e non vogliamo.

Comitato Don Diana e Libera

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