Aversa – Il complesso conventuale di Sant’Antonio al Seggio sembra essere a rischio di crollo ma…”chi se ne frega!”. E’ questa la sensazione che hanno i componenti della fraternità francescana che dopo aver denunciato il problema al Tgr della Campania, mostrando documenti che dimostrano, quanto meno la necessità, di effettuare una perizia tecnica sul luogo per escludere o confermare il rischio di crollo, non hanno ottenuto altra risposta che quella senza futuro del vice prefetto di Caserta.
L’esponente del Ministero dell’Interno, Ente proprietario del complesso, inserito nel patrimonio Fec, si è limitato a dichiarare che la Soprintendenza avrebbe provveduto ad effettuare un controllo della struttura per provvedere ad un intervento di messa in sicurezza, se ne fosse stata ravvisata l’urgenza. Un controllo che, però, l’esponente istituzionale avrebbe dovuto sapere essere impossibile da parte della Soprintendenza che il 23 novembre.
Nove giorni dopo la chiusura precauzionale del complesso decisa dai frati per ragioni di sicurezza, aveva scritto al Comune di Aversa che “le ridotte risorse umane del profilo tecnico assegnate alla Soprintendenza non consentono di soddisfare, almeno con l’urgenza che spesso caratterizzano le situazioni di degrado, le richieste formulate dalla Prefettura con nota numero 15010 del 23.10-2017”, rimettendosi alle decisioni che la Prefettura stessa avrebbe adottato. In pratica è il cane che si morde la coda. In pratica è un nulla di fatto, intanto il complesso è da considerare a rischio crollo, almeno fino a quando non sarà data comunicazione ufficiale contraria.
Un nulla di fatto pari a quello dell’iniziativa avviata da ‘Campania Libera’ che diede notizia di aver promosso una raccolta firme per sollecitare l’intervento del Ministero, senza poi dare notizia dell’invio della petizione e della eventuale risposta. Un nulla di fatto pari a quello registrato dal Pd che aveva annunciato con Marco Villano, ex candidato sindaco della coalizione di centrosinistra, che avrebbe interessato i vertici del partito perché si adoperassero presso il Viminale per trovare le risorse economiche necessarie.
Un interessamento che, ad oggi, non sembra esserci stato a dimostrazione che il possibile crollo di un complesso conventuale monumentale edificato nel 1200, ricco di arte, sede della prima chiesa al mondo dedicata a Sant’Antonio di Padova, non interessa nessuno. E quello che è peggio non interessa a nessuno prevenire un possibile, fino a relazione ufficiale contraria, disastro che potrebbe anche comportare delle vittime, essendo il complesso collocato nella zona della movida.
L’amministrazione locale, dopo aver ordinato, il 6 dicembre 2017, al responsabile del Fec “l’esecuzione ad horas e non oltre 20 (venti) giorni a partire della notifica dell’ordinanza, firmata dal dirigente Serpico, dei lavori necessari all’eliminazione di ogni pericolo per la pubblica e privata incolumità”, preannunciando controlli, denunce ed eventuale intervento sostitutivo, non ha più dato notizia dell’esito della vicenda. Così, la cittadinanza e, in particolare, i residenti di via Seggio restano nell’incertezza di vivere in un luogo in cui da un momento all’altro potrebbe verificarsi un disastro.