Aversa, chiesa del Seggio a rischio crollo: si attende una tragedia prima di intervenire?

di Antonio Arduino

Aversa – Se dovesse accadere sarebbe un disastro annunciato di cui si conoscono fin da oggi responsabilità e responsabili. Parliamo del possibile crollo del convento Sant’Antonio al Seggio, il primo convento al mondo dedicato al santo di Padova, essendo stato intitolato a Sant’Antonio nello stesso anno della morte del frate, il 1231. Un caso di cui più volte noi di Pupia ci siamo occupati e sul quale, negli ultimi giorni, c’è stato l’interessamento del Tg3 Campania (guarda il video).

Parliamo di disastro annunciato perché il 12 novembre 2017, al termine della celebrazione domenicale i frati chiusero il portone di chiesa e convento applicando all’esterno un avviso inequivocabile “rimarranno chiusi per inagibilità”. Inagibilità rilevata attraverso una perizia fatta eseguire a spese dei frati, costata 12mila euro, in cui un tecnico qualificato segnalava, insieme alla presenza di crepe e danni importanti, la presenza nel sottosuolo di una massa d’acqua, così imponente che padre Paolo, all’epoca responsabile del complesso, intervistato sul tema, definì “piscina olimpica”.

La relazione fu trasmessa al Ministero dell’Interno – Fondo edifici di culto, proprietario del complesso, alla Soprintendenza ai beni architettonici di Caserta e Benevento, data l’importanza storico-architettonica e artistica del complesso monumentale, al Comune di Aversa. Il risultato fu un intervento dei Vigili del fuoco che, il 21 novembre, riportarono nel verbale (che riportiamo a seguire) la presenza di gravi lesioni alle strutture portanti, abbondanti infiltrazioni d’acqua piovana, impossibilità di accertare la causa della formazione delle crepe ed, inoltre, di non poter escludere fenomeni di cedimento nel sottosuolo escludere fenomeni di cedimento nel sottosuolo, concludendo con una richiesta di monitoraggio della struttura per l’eventuale adozione di provvedimenti eventualmente necessari a tutelare l’incolumità delle persone. La relazione fu trasmessa al Comune, alla Prefettura e alla Soprintendenza che, il 23 novembre, adducendo la mancanza delle risorse umane necessarie ad effettuare un controllo della situazione si rimetteva alle decisioni che avrebbe adottato la Prefettura effettuando così uno scaricabarile.

Successivamente l’amministrazione comunale, per garantire la sicurezza dei cittadini, facendo riferimento al verbale dei Vigili del fuoco e alla nota della Soprintendenza ordinava al responsabile Patrimonio Fec (Fondo edifici di culto), presente presso la Prefettura, di intervenire ad horas e non oltre 20 giorni dalla data di notifica dell’ordinanza, come si legge nel documento firmato dal responsabile tecnico comunale, di disporre i lavori necessari alla eliminazione di ogni pericolo per la pubblica incolumità, informando il funzionario che la Polizia Municipale avrebbe verificato che venisse rispettata l’ordinanza ed in caso contrario avrebbe comunicato il mancato intervento all’autorità giudiziaria e al Comune che sarebbe intervenuto a sua volta in maniera sostitutiva.

Considerando che questa ordinanza era stata trasmessa il 6 dicembre 2017 e che ad oggi non c’è stato alcun intervento da parte di nessuno dei soggetti interessati al problema sembra logico chiedere se si dovrà aspettare il crollo del convento ed eventuali danni a cose, e soprattutto a persone, per intervenire nel solito modo italiano, vale a dire cercare cause,  responsabili e responsabilità che in questo caso sarebbero tutte evidenti ed annunciate.

SOTTO LE IMMAGINI DELLA DOCUMENTAZIONE RELATIVA AL CASO

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