Minacce, violenze verbali irripetibili sino a giungere al «solito» danneggiamento di arredi. Notte di ordinaria violenza presso il nuovo pronto soccorso dell’ospedale «San Giuseppe Moscati» di Aversa dove, ad appena due giorni dall’aggressione di due infermiere e una dottoressa del reparto di pediatria da parte di uno zio che accompagnava un piccolo paziente, ancora una volta poliziotti presenti nel reparto di pronto soccorso dove de accompagnatori di pazienti hanno dapprima minacciato l’infermiera addetta al triage (quella che assegna i codici di gravità dei pazienti) apostrofandola con epiteti irripetibili per poi, uno di essi, sferrare un pugno contro lo sportello dell’accettazione distruggendolo.
«È giunto – hanno raccontato gli infermieri presenti – una paziente accompagnata dal marito che, non appena arrivato, ha chiesto di farla entrare subito perché aveva un dito appeso. La collega addetta al triage, preoccupata, l’ha fatta entrare subito, ha sfasciato la mano che aveva medicato con un grosso asciugamano e ha visto che era un minuscolo taglio di circa mezzo centimetro tra lo spazio del secondo e terzo dito. L’ha disinfettato e ha rassicurato la paziente dicendole che non era nulla di urgente e che si sarebbe dovuta accomodare in sala d’aspetto nell’attesa del turno».
«Dopo un po’ – hanno continuato gli infermieri – il marito della signora inizia a far storie dicendo che la moglie era un codice rosso e che doveva entrare subito. La collega ha cercato di tranquillizzarlo dicendogli che non era nulla di grave, che era un codice verde e che a breve sarebbe stata chiamata. Non lo avesse mai detto, il signore ha iniziato ad insultare la collega con epiteti irripetibili ed offensivi».
«Parolacce minacce insulti e quando poi si incontrano due violenti – continua il racconto – l’unione fa la forza. Si è unito il marito di un altra paziente giunta per dispnea che, obiettivamente, non aveva nulla di urgente con una saturazione del 98% su 100%, anch’essa in attesa, che ha iniziato ad insultare e a minacciare la collega dicendole che, nonostante avessimo chiamato la polizia, lui con loro presenti, le avrebbero messo le mani alla gola, l’avrebbero alzata e sbattuta contro il vetro. Tutto questo interrompendo l’accettazione di due bambini che erano li al triage per andare in pediatria». A nulla è valso l’intervento della figlia che cercava di calmarlo, dopo aver ripetuto insulti di ogni tipo, ha dato un pugno nel vetro del triage rompendolo, nonostante dovesse essere infrangibile, con grave pericolo per l’incolumità dell’addetta al triage.
Intanto, è arrivata la polizia che ha identificato il primo energumeno, mentre il secondo si dileguava, venendo, però, identificato grazie alle generalità della moglie lasciate all’accettazione e alle immagini delle telecamere di videosorveglianza interna del nosocomio.
«Tutto questo capita – affermano gli addetti ai lavori – perché con solo due medici non si può gestire un pronto soccorso con un utenza molto vasta, soprattutto se capita che dentro ci sono due codici rossi da gestire e un reparto con tutti i codici occupati, con pazienti da ricoverare da giorni. Quindi, le attese fuori sono lunghissime e tutto questo causa stress per chi aspetta, anche se le due pazienti in questione erano arrivate da meno di un ora».
A questo si agginga che gli episodi violenti capitano di notte quando il drappello di polizia è chiuso perché funziona solo di giorno, dalle 8 alle 20 come un qualsiasi ufficio, come se non fosse a difesa di una trincea qual è il pronto soccorso del nosocomio aversano.