Rappresentano, secondo gli investigatori, potere camorristico sul territorio dell’agro tra Maddaloni, San Felice a Cancello e Santa Maria a Vico, nel Casertano, le cinque persone arrestate stamani dai carabinieri della compagnia calena e del comando provinciale della Guardia di Finanza di Benevento, su disposizione della Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Si tratta di: Vincenzo Carfora, 49 anni, detto “’O Cantante”, residente a Forchia (Benevento); Vincenzo Iannucci Barbato, 42 anni, detto “Enzuccio”, residente a Castelvenere (Benevento); Michele Lettieri, 54, detto “’O Napulitano”, residente a Pignataro Maggiore (Caserta); Enzo Ruotolo, 43, residente a San Felice a Cancello; e Giovannina Sgambato, 68, detta “’A Sparatora – ‘A Vecchiarella – ‘A Signora”, residente a San Felice a Cancello.
L’inchiesta ha avuto anche altri cinque indagati che, a vario titolo, hanno in qualche modo compartecipato con i primi alla realizzazione delle attività illecite a centro dell’inchiesta. E scaturisce dall’impianto accusatorio acquisito nel corso dell’attività investigativa avviata, sotto la direzione del sostituto procuratore Luigi Ladolfi, nel mese di settembre 2015 dai carabinieri del nucleo operativo di Maddaloni, espletata in particolare attraverso l’esecuzione di un mirato e stringente monitoraggio intercettivo, sia telefonico che ambientale, integrato e implementato da aderenti servizi di osservazione dinamica, ma anche da verifiche, controlli, perquisizioni e/o ispezioni.
Individuata, così, un’organizzazione camorristica attiva sul territorio casertano, trai San Felice a Cancello e Santa Maria a Vico in particolare, e in alcuni comuni beneventani al confine con l’area casertana interessata, quali Forchia, Arpaia e Paolisi. Organizzazione ritenuta costola dello storico clan Massaro, scompaginato a seguito di una serie di arresti e conseguente scelta collaborativa maturata dai suoi principali elementi verticistici.
Ricostruite, inoltre, diverse attività estorsive a danno di imprenditori e operatori commerciali, poste in essere dagli indagati avvalendosi della forza intimidatrice e della condizione di assoggettamento e omertà derivante dalla partecipazione, per l’appunto, alla compagine camorristica, promossa e diretta da Michele Lettieri e Giovannina Sgambato.
In concreto, grazie all’organica e stabile partecipazione al sodalizio degli altri indagati, avrebbero rivitalizzato l’egemonia e il controllo camorristico nella Valle di Suessola, oltre ad aver a tal fine intrattenuto legami con il clan Pagnozzi, attivo nella confinante Valle Caudina, perfettamente in linea a quanto succedeva in passato sotto la reggenza Massaro, con particolare riferimento alla definizione dei rispettivi ambiti territoriali di competenza.
Le numerose e univoche fonti di prova, raccolte attraverso attività tecniche di intercettazione e di osservazione dinamiche, hanno trovato importantissimi elementi di riscontro sia dall’analisi delle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia sia delle sommarie informazioni rese da alcune delle vittime delle condotte estorsive emerse.