Al termine di una complessa attività investigativa diretta dalla Procura di Napoli – Direzione distrettuale antimafia, denominata “Golden Game”, militari della Guardia di Finanza di Marcianise, con il rinforzo di oltre 100 finanzieri appartenenti a tutti i reparti operativi del comando provinciale di Caserta, hanno dato esecuzione a un’ordinanza del gip del tribunale partenopeo che ha disposto l’applicazione di 11 misure cautelari personali (7 custodie in carcere e 4 arresti domiciliari) nei confronti di affiliati alla fazione di Maddaloni del clan Belforte ed imprenditori collusi operanti nel settore dell’istallazione e gestione di apparecchi da gioco del tipo “NewSlot”.
In carcere sono finiti: Davide Marciano, 24 anni, Francesco Marciano, 36, Giuseppe Marciano, 43, Michele Marciano, 39, Pasquale Marciano, 44, Antonio Mastropietro, 40, Ciro Micillo, 39, tutti di Maddaloni. Ai domiciliari: Domenico Di Stasio, 30, Alberto Marciano, 34, Gianpiero Vegliante, 41 anni, tutti di Maddaloni; e Raffaele Diana, 22 anni, di Teverola.
L’operazione, nata da un’attenta analisi del settore dei giochi, ha consentito di individuare e smantellare una consolidata rete criminale di stampo mafioso in grado controllare il mercato locale dei videopoker operando in regime di pressoché totale egemonia. Le indagini sono iniziate nel giugno 2016 a seguito di una segnalazione anonima inviata al Reparto territoriale della Guardia di Finanza nella quale venivano denunciate delle irregolarità nella gestione di alcune macchinette da gioco e divertimento (“NewSlot”) di proprietà di alcune società della Provincia di Caserta. Tramite l’esecuzione di mirati controlli volti a verificare la regolarità delle installazioni presso alcuni esercizi commerciali di Maddaloni è stato quindi possibile rilevare che in un breve lasso di tempo numerosi esercizi commerciali si erano dotati di ulteriori slot appartenenti e gestite da due ditte individuali che si stavano espandendo in maniera repentina e anomala sul mercato di riferimento.
La successiva attività investigativa permetteva di capire come tali ditte non fossero in realtà gestite dai formali intestatari, bensì riconducibili alla sfera di diretta influenza dei componenti di una nota famiglia di Maddaloni, già operante nel settore e destinataria di una misura di prevenzione personale e patrimoniale che alcuni anni prima li aveva spossessati delle loro aziende perché collegate con il clan camorristico Belforte, grazie al quale erano riusciti a conquistare ampie fette del mercato locale dei giochi. Tale conclusione investigativa veniva poi corroborata da una serie di testimonianze rese da diversi collaboratori di giustizia, da personale dipendente delle stesse ditte e da alcuni degli esercenti, che, sebbene impauriti e timorosi delle conseguenze della loro collaborazione, posti di fronte alle evidenze già acquisite, confermavano di essere vittime di estorsione in quanto costretti a far installare tali slot all’interno dei propri locali commerciali, estromettendo i gestori già lì operanti.
Ulteriori e decisivi riscontri venivano poi acquisiti per mezzo di intercettazioni, anche ambientali, e di prolungati servizi di appostamento e pedinamento dei soggetti indagati. In sintesi, l’insieme dei numerosi elementi probatori acquisiti ha dimostrato come gli imprenditori monitorati sono riusciti nel tempo ad aggirare di fatto la misura di prevenzione disposta nei loro confronti, imponendosi nuovamente sul territorio, ancora una volta grazie alla forza intimidatrice del clan di riferimento ed operando per mezzo di ditte formalmente intestate a “teste di legno”, ma di fatto gestite completamente da loro, tanto da acquisirne direttamente tutti i proventi, da condividere poi con il sodalizio criminale che ne aveva agevolato l’operatività.
Oltre venti i casi di presunta estorsione accertati ai danni di altrettanti commercianti che hanno dovuto subire la violenza intimidatrice esercitata da noti pluripregiudicati appartenenti ai Belforte. Sulla base dei dati raccolti è stato quindi dettagliatamente ricostruito il “giro d’affari” del gruppo criminale e sulla scorta dei plurimi elementi probatori e dei riscontri operati, rilevata la sussistenza delle esigenze cautelari, il Tribunale di Napoli ha disposto l’arresto nei confronti di 11 soggetti responsabili, a vario titolo, dei reati di estorsione, fittizia intestazione di beni ed illecita concorrenza aggravati dal metodo mafioso. Contestualmente, in ossequio alle richieste della locale Direzione distrettuale antimafia, l’autorità giudiziaria partenopea ha disposto inoltre il sequestro dell’intero complesso aziendale e di tutti i beni riconducibili alle ditte individuali colluse con il clan, compresi 130 apparecchi da gioco e divertimento installati in 22 bar e locali di Maddaloni e dintorni.
Sulla base di questo provvedimento patrimoniale, i militari della Guardia di Finanza hanno prelevato materialmente tutte le “NewSlot” in questione dai locali dove erano state installate per sottoporle anche ad una verifica tecnica finalizzata ad individuare anche eventuali alterazioni dolose del software di gioco e per ricostruire nel dettaglio anche l’ammontare dei relativi proventi illeciti.
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