Succivo, spara durante lite e ferisce nipotina: si costituisce nella notte

di Nicola Rosselli

Succivo – Stretto nella morsa dei carabinieri, braccato, si è costituito nella notte tra venerdì e sabato presso la caserma della stazione di Sant’Arpino in compagnia del proprio avvocato D,M., 41 anni, di Succivo, incensurato. L’uomo, qualche ora prima, in via Cesare Augusto, dove abita, nel corso di un litigio con un cognato che abita nello stesso palazzo, al culmine ha imbracciato un fucile è ha fatto fuoco. Alcuni pallini hanno raggiunto la nipotina di nove anni, Katia, figlia di V.C., 47 anni, che era l’altro contendente. Ferite, per fortuna, non gravi, che hanno raggiunto la ragazzina alle gambe e al braccio sinistro. Katia, trasportata al pronto soccorso dell’ospedale ‘San Giuseppe Moscati’ di Aversa, dopo essere stata posta sotto osservazione, è stata dimessa con una prognosi di trenta giorni.

A fare da contorno alla vicenda un’anonima abitazione di via Cesare Augusto al civico 2, nel centro di Succivo, una traversa di corso Atella, a poca distanza della scuola media “Giuseppe Ungaretti”. Da un lato i soccorsi immediati, ma, dall’altro, immediate battute da parte dei carabinieri della compagnia di Marcianise e della stazione di Sant’Arpino, coordinati dal tenente Marco Busetto, alla caccia dell’autore del feritore della ragazzina. Quest’ultimo, infatti, dopo aver esploso il colpo di arma da fuoco, impaurito, si era allontanato, portando con sé il fucile, a bordo di una Fiat 500 di colore nero.

Proprio il particolare del fucile aveva portato i militari ad accelerare le ricerche nel timore che l’uomo potesse commettere altre azioni di violenza contro altro o sé stesso. L’arma in questione è risultata essere un fucile da caccia modificato a canne mozze, risultato rubato tempo fa in un’abitazione della vicina Gricignano. I militari l’hanno recuperato in un’aiuola nei pressi della casa della madre del fuggiasco, su indicazioni di quest’ultimo. Per D.M., rinchiuso su disposizione della procura aversana di Napoli Nord in una cella del carcere partenopeo di Poggioreale, le accuse di tentato omicidio, porto e detenzione abusivo di arma da fuoco e ricettazione della stessa.

Secondo una prima ricostruzione operata dai carabinieri, l’episodio si sarebbe verificato poco dopo le 20 di venerdì. In un primo momento un litigio, solo l’ultimo di tanti, troppi, tra le due cognate. Le loro grida avevano richiamato l’attenzione dei rispettivi mariti che hanno iniziato a litigare tra loro. Probabilmente, alla base dei litigi una questione di divisione dell’immobile dove entrambe le famiglie vivono. Al culmine di una lite familiare D.M. ha imbracciato un fucile da caccia presente nell’abitazione e ha fatto fuoco. Ai militari l’uomo ha riferito di non aver mai avuto intenzione di utilizzarlo contro i parenti, ma di aver esploso un colpo verso il pavimento per cercare di fermare il litigio. Circostanza che i militari stanno verificando. Fatto sta che alcuni pallini hanno raggiunto la piccola Katia di rimbalzo ferendola a gli arti e rendendo necessario il ricorso ai sanitari del presidio ospedaliero aversano.

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