14 le persone arrestate tra Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Sardegna con l’accusa di far parte di una rete di supporto alle formazioni combattenti di matrice integralista islamica operanti in Siria. Secondo gli investigatori le due cellule che sono state sgominate erano legate all’organizzazione qaedista siriana Jahbat Al Nusra e operavano in Lombardia e Sardegna. L’operazione, coordinata dalla Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, è iniziata giovedì mattina con una ventina di perquisizioni e l’esecuzione delle 14 ordinanze di custodia cautelare.
L’operazione è scattata al termine di due indagini, coordinate dalla Procura nazionale: una condotta dagli uomini dello Scico e della Guardia di Finanza di Brescia, l’altra dal Servizio contrasto al terrorismo esterno dell’Antiterrorismo della Polizia.
All’esito di articolate indagini dirette dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura di Brescia, i finanzieri del Servizio centrale investigazione criminalità organizzata (Scico) di Roma e del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza bresciana hanno eseguito dieci ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal giudice delle indagini preliminari, nei confronti di altrettanti soggetti di origine siriana facenti parte di un’associazione a delinquere aggravata, a carattere transnazionale (Svezia, Turchia ed Ungheria), dedita ai reati di riciclaggio, autoriclaggio, abusiva attività di prestazione di servizi di pagamento. Sono state, inoltre, individuate condotte relative al finanziamento di gruppi terroristici di matrice islamica.
Le indagini della Guardia di Finanza, avviate nel 2015, hanno preso spunto da una preliminare attività di analisi sui flussi finanziari intercorsi attraverso il circuito dei money transfer con i cosiddetti Paesi “a rischio”, poste in essere anche da soggetti segnalati dal C.A.S.A. – Comitato Analisi Strategica Antiterrorismo quali foreign fighters, stanziati nella comunità siriana stabilitasi tra le province di Como e di Lecco. Sin da subito, l’attività investigativa ha consentito di delineare, accanto all’esistenza di una struttura criminale di origine islamica stanziata in Brianza ed attiva nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in Europa, una incessante attività di raccolta e di trasferimento di denaro – anche attraverso il canale non convenzionale “Hawala” – organizzata in maniera stabile attraverso numerosi “contatti” presenti nei Paesi interessati alle movimentazioni.
Il vorticoso flusso di denaro riconducibile alle movimentazioni “Hawala”, registrato nel corso delle indagini come superiore ai 2 milioni di euro, veniva utilizzato anche per l’effettuazione di attività di riciclaggio oltreché per il finanziamento di gruppi terroristici vicini alla organizzazione “Al-Nusra”. In effetti, in alcune conversazioni telefoniche intercettate, sono emerse circostanze relative alla presenza di “uomini” dell’organizzazione nelle zone “calde” della Siria per l’effettuazione dei richiesti trasferimenti di denaro a favore di ribelli antigovernativi contigui ad ambienti terroristici. Personaggio di spicco dell’organizzazione è risultato Daadoue Anwar, alias “Abou Murad”, stanziato in Svezia, nella città di Norrköping, il quale, come emerso anche nell’ambito di una specifica attività rogatoriale attivata con il Regno di Svezia, gestiva l’attività di trasferimento – al di fuori del sistema bancario – di ingenti somme di denaro contante. Daadoue era coadiuvato in questa attività da Chdid Subhi, detto “Abou Alì” – domiciliato in Turchia – unitamente al fratello Chadid Hamoud, e ad Abou Daher Abdulrahman.
Ulteriori movimentazioni di denaro erano inoltre realizzate anche da un diverso gruppo criminale facente capo al cittadino siriano Bazzka Salmo, alias “Abou Mahmoud”, stanziato in Ungheria, con la collaborazione di Bazkka Alaa, Hakim Ahmed e Haidara Rabi, in contatto con la precedente consorteria criminale per il tramite di Said Ahmad Mouayad alias “Abou Hamze”, uomo di fiducia di Chdid Subhi ed in contatto con vari personaggi in Siria tra cui il fratello impegnato personalmente nel conflitto civile. In tale contesto investigativo, il Servizio Centrale I.C.O. ha inoltre avviato un’operazione speciale “sotto copertura”, in collaborazione con i Servizi di Sicurezza nazionali (Aisi), che ha permesso di avvicinare un importante membro dell’organizzazione criminale, Chaddad Ayoub, acquisendone la fiducia e consentendo di impossessarsi di importanti notizie relative al suo ruolo di deputato, per conto dell’organizzazione investigata, alla raccolta del denaro ed alla sua “movimentazione” per le attività di finanziamento al terrorismo internazionale, provando anche i suoi trascorsi di foreign fighter ed i suoi collegamenti con combattenti attualmente impegnati nel conflitto siriano tra le schiere di fazioni islamiste antigovernative. Un contributo determinante è stato fornito dall’Aisi (Agenzia di Informazioni sulla Sicurezza Interna), che ha permesso di comprendere a fondo le metodologie utilizzate dagli indagati per effettuare i trasferimenti di danaro a beneficio delle fazioni terroristiche cui risultavano legati.
In sintesi, era stata creata una consolidata rete di money transfer illegali, attraverso i quali veniva garantito un canale sicuro per il riciclaggio del danaro, derivante da diverse attività illecite, in diversi Paesi dell’Unione Europea ed extraeuropei, nonché per raccogliere fondi destinati ad alimentare organizzazioni terroristiche operanti in Medio Oriente. L’operazione, di conseguenza, ha di fatto disarticolato un’organizzazione criminale di matrice siriana che si era radicata in Italia, ma godeva di ramificazioni diversi Paesi, in grado di creare uno stabile reticolo di connivenze idoneo ad assicurare la capacità di garantire lo spostamento di ingenti importi in contanti, completamente al di fuori dei canali legali, che sono soggetti alla vigilanza antiriciclaggio. Poiché tra i promotori ed organizzatori di tale rete illecita di Hawaladar erano infiltrati personaggi organici ad associazioni di matrice terroristica siriana, il sistema inevitabilmente è stato utilizzato anche per il trasferimento di danaro finalizzato a sostentare e finanziare tali organizzazioni, come emerso dalle indagini grazie anche alla sempre più fattiva collaborazione tra Guardia di Finanza ed Organismi d’Intelligence, proprio nello specifico settore del contrasto alle attività di finanziamento al terrorismo.
L’indagine della Polizia ha invece portato la Digos di Sassari all’individuazione di quattro militanti siriani e marocchini che facevano parte dell’altra cellula di supporto a Jabhat al Nusra. Le accuse ipotizzate nei loro confronti sono associazione con finalità di terrorismo, finanziamento del terrorismo e intermediazione finanziaria abusiva.