Aversa – «No, non ho paura di tornare in classe ad insegnare. L’insegnamento è una missione e non è solo un modo di dire. Dare, trasmettere qualcosa di tuo ai ragazzi è una sensazione bellissima». Umberto Gelvi, il giovanissimo professore di disegno tecnico aggredito nella serata di mercoledì a Roma, non ancora 24enne, di Aversa, il giorno dopo l’aggressione è ancora provato da quanto avvenuto mentre comunicava, insieme aduna collega, la bocciatura di uno studente ai genitori di origine albanese. Afferma, infatti: «Sono scosso e dolorante. La mandibola è dolorante, ancora di più quando parlo».
«Ho paura, invece, – riprende – di parlare con i genitori. Come docente, sebbene al primo anno d’insegnamento, ho capito che non siamo assolutamente rispettati e, soprattutto, tutelati. Siamo alla mercé di tutti». Il giovane, appassionato di fotografia, figlio a sua volta di una insegnate e di un agente di polizia municipale racconta, poi, questa sua prima esperienza lavorativa: «Insegno disegno tecnico ed in questo istituto ho diverse classi. Ci sono, come ovunque, studenti che eccelgono e studenti che faticano, ma la situazione è uguale a quella di tante altre scuole. Nel corso dell’anno non si sono avuti problemi particolare».
La sua è una vita da pendolare? «Per i primi mesi si. Ho fatto quotidianamente la tratta Aversa – Roma e ritorno. Poi ho deciso di rimanere nella capitale durante la settimana anche per studiare con meno stress. Sono, infatti, un docente, ma sono anche uno studente. Studio ingegneria meccanica e, rimanendo a Roma durante la settimana, ho più tempo per studiare». Come spiega l’aggressione? «La coppia di genitori è giunta a scuola già prevenuta. Quando la collega coordinatrice della classe li ha convocati telefonicamente, ha capito che ci sarebbero stati problemi tanto che mi ha chiesto di farle compagnia mentre comunicava la notizia».
IL FATTO – Un pugno in pieno volto tanto forte da causargli un trauma cranico e un dolore persistente alla mandibola anche il giorno dopo e, soprattutto, un tentativo di strangolamento. Triste fine d’anno scolastico per un docente di Aversa in servizio presso Itc Di Vittorio – Iti Lattanzio di Roma. L’insegnante, suo malgrado, si è trovato coinvolto in un’aggressione da parte di una coppia di genitori, di origine albanese, ai quali, insieme ad una collega, doveva comunicare l’avvenuta bocciatura del figlio quindicenne che frequenta la prima classe dell’istituto ubicato in zona Tor Pignattara, zona periferica della capitale. Il docente è intervenuto in aiuto del preside ed è stato colpito da un violento pugno in pieno volto e, successivamente, sopraffatto a terra, si è visto stringere le mani al collo, dopo aver ricevuto calci e pugni. Trasportato in ospedale gli è stato riscontrato un trauma cranico e un’insufficienza respiratoria dovuta al tentativo di soffocamento. Per lui una prognosi di otto giorni e tanta amarezza.
È stato lo stesso giovanissimo insegnante, Umberto Gelvi, 24 anni il prossimo mese di ottobre, docente di disegno tecnico, a raccontare la sua disavventura. «Stavamo effettuando – ha riferito ancora visibilmente dolorante – gli scrutini. La mia collega coordinatrice della classe del ragazzo in questione, mi ha chiesto di assisterla mentre comunicava ai genitori la bocciatura del ragazzo. Aveva paura. Già quando li aveva convocati telefonicamente erano stati minacciosi». «Non appena la collega gli ha riferito della bocciatura, la madre ha iniziato a inveire contro di noi. Abbiamo chiamato il preside al quale il padre ha iniziato a rivolgere parole offensive. Quando questi stava per andare ad avvertire le forze dell’ordine, l’uomo stava per aggredirlo alle spalle e allora mi sono interposto. Ho ricevuto un forte colpo al viso e, successivamente, una volta a terra, calci e pugni sino al tentativo di soffocarmi». Una scena di vero e proprio terrore che ha intimorito anche gli altri genitori. Alcuni bambini che erano presenti hanno iniziato a piangere dallo spavento.
Nonostante la vittima sia un giovane dal fisco muscoloso, il genitore lo sovrastava con la sua mole e lo teneva fermo. Il docente non riusciva a liberarsi sino a quando non sono intervenuti in più persone. Sono, poi, giunti sul posto gli agenti del commissariato di quartiere, c he hanno provveduto ad identificare i presenti, e l’ambulanza che ha trasportato il giovane docente presso il pronto soccorso dell’ospedale «Madre Giuseppina Vannini» dove i sanitari gli hanno praticato una tac e tenuto sotto osservazione per alcune ore prima di potergli consentire di far ritorno presso l’abitazione di Aversa, dove a curarlo sono i familiari, la madre insegnante anch’essa e il papà vigile urbano. «Il ragazzo in questione – hanno dichiarato i docenti della classe – non ha mai dato fastidio in classe, anche se non brillava, tanto che siamo stati costretti a bocciarlo. È il contesto familiare ad essere problematico, come questo episodio di violenza inspiegabile ha dimostrato».
Costernato per quanto accaduto il dirigente scolastico dell’Itc Di Vittorio – Iti Lattanzio, professor Claudio Dore, che, comunque, ha continuato le attività ordinario del mega istituto che dirige e nel quale non ci sono stati nel passato atti di violenza particolari. L’istituto in questione, infatti, ubicato in una zona popolare della capitale accoglie studenti, come hanno riferito i docenti, sia che raggiungono l’eccellenza sia che si presentano come casi problematici, ma la scuola ha sempre cercato di risolvere i casi particolari con professionalità e d’intesa con i genitori. Questo almeno sino al grave episodio di mercoledì sera.