Minacce ai familiari di un collaboratore di giustizia per costringerlo a ritrattare. È questa l’accusa che ha portato i carabinieri di Castello di Cisterna, in provincia di Napoli, ad arrestare 10 affiliati al clan Polverino, attivo nell’hinterland a nord del capoluogo partenopeo e con potenti ramificazioni all’estero.
Il blitz dei militari è scattato il 29 giugno tra Quarto e Marano, due centri del Napoletano, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Napoli su richiesta della Dda partenopea. Gli indagati dovranno rispondere, a vario titolo, dei reati di istigazione a ritrattare dichiarazioni rese all’autorità giudiziaria, furto in abitazione e danneggiamento aggravati da finalità mafiose. Secondo quanto dimostrato dalle indagini dei carabinieri, gli arrestati, a partire dall’agosto 2017, avrebbero rivolto minacce e fatto pressioni ai familiari di un pentito che con le sue dichiarazioni ha colpito il clan Polverino e quello satellite degli Orlando. Scopo dell’intimidazione era quello di spingere il collaboratore di giustizia a rendere ai magistrati dichiarazioni false e a ritrattare quelle già rese.
Le minacce si sarebbero poi trasformate in atti veri e propri quando i malviventi sarebbero penetrati in casa del suocero del pentito per eseguire un furto. Nell’abitazione i ladri sarebbero entrati forzando la porta d’ingresso e approfittando del fatto che la famiglia aveva dovuto lasciare l’appartamento con urgenza per motivi di sicurezza. Dopo aver razziato il locale, i ladri avrebbero inoltre fatto esplodere diversi petardi che avrebbero danneggiato il bagno, le pareti, le porte, i mobili e gli effetti personali dei proprietari. Dopo l’arresto di oggi, gli indagati sono stati assegnati al centro penitenziario di Secondigliano.
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