Operazione “Macedonia” compiuta dai carabinieri di Cuneo e Asti che ha consentito di scoprire un traffico di documenti contraffatti provenienti dall’Est Europa, in particolare dalla Bulgaria. In tal modo si consentiva a numerosi braccianti originari della Macedonia, utilizzati sul territorio soprattutto per la vendemmia e la produzione di vini, di lavorare con una parvenza di legalità. L’operazione ha portato a 30 arresti in flagranza di reato per possesso di documenti falsi validi per l’espatrio, oltre al deferimento di 171 persone, su oltre 300 controllati, per possesso dei documenti falsi validi per l’espatrio, ricettazione, furto aggravato, illecita permanenza nel territorio della Stato, truffa, detenzione di stupefacenti e contrabbando di sigarette.
L’attività investigativa è iniziata nel febbraio 2017 quando il nucleo radiomobile dei carabinieri di Alba aveva tratto in arresto due macedoni, uno ritenuto responsabile di un furto in un maneggio di Roddi, il secondo di diversi furti in abitazione e garage, successivamente fermato a Brunico. In quell’occasione i due erano stati trovati in possesso di documenti contraffatti dalla Repubblica Ceca, grazie ai quali potevano muoversi liberamente alla guida di auto nonostante entrambi gravati dalla sospensione della patente per guida in stato di ebrezza. I documenti falsi gli permettevano inoltre di viaggiare liberamente per ogni stato dell’Unione Europea. Da quell’episodio ha avuto inizio un’attività investigativa della compagnia di Alba, in collaborazione con il reparto operativo di Cuneo e coordinata dalla Procura di Asti, che ha permesso di individuare un gruppo di macedoni stanziati in provincia di Cuneo che si occupava di reclutamento e dell’illecito ingresso in Italia di manodopera extracomunitaria (in particolare di origine macedone o albanese) con la successiva regolarizzazione in territorio nazionale attraverso il reperimento di falsi documenti di identità.
Dalle indagini è emerso un vero e proprio sistema dove l’organizzazione si procurava i documenti contraffatti, li presentava all’Agenzia delle Entrate ottenendo l’assunzione dei soggetti come lavoratori comunitari presso cooperative create ad hoc durante il periodo della raccolta dei prodotti agricoli. Prendendo in esame i dati delle Agenzie delle Entrate e degli Uffici Anagrafe, è stato riscontrato riscontrare che il 63% dei macedoni identificati è stato trovato in possesso di una carta di identità falsa, prevalentemente proveniente dalla Bulgaria.
I documenti falsi, oltre che da operai stagionali incensurati, sono stati richiesti anche da persone con precedenti penali che, pertanto, potevano continuare a delinquere eludendo i controlli di polizia. Attraverso i documenti contraffatti questi potevano circolare e soggiornale liberamente in ogni stato dell’Unione Europea, ottenere la tessera sanitaria ed il codice fiscale, ottenere un impiego e lavorare senza sottostare al “Decreto Flussi”, ottenere l’indennità di disoccupazione garantendosi la possibilità di richiedere un futuro contributo pensionistico.
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