La Procura di Velletri e i finanzieri del comando provinciale di Roma hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare e a un sequestro preventivo per equivalente nei confronti di Giancarlo Bolondi, noto imprenditore milanese, e di altre cinque persone coinvolte in una complessa frode e in un articolato sistema di riciclaggio dei proventi illecitamente accumulati. Partendo dai documenti rinvenuti nel corso di una verifica fiscale, i militari della Compagnia di Nettuno hanno scoperto come ingenti somme di denaro, derivanti da una frode fiscale milionaria, siano state fatte confluire dall’imprenditore meneghino, dominus della vicenda, sui conti correnti di alcuni soggetti di Anzio e Nettuno, che, a loro volta, provvedevano, con la complicità di altri intermediari, a restituirle “in contanti” direttamente allo stesso Bolondi.
L’intero sistema di frode – e il successivo riciclaggio delle somme illecitamente accumulate – è stato, infatti, ideato e messo in atto dall’imprenditore, residente in Svizzera, ma domiciliato a Cormano (Milano), rappresentante legale della Premium Net Scpa. La predetta società consortile fornisce servizi di logistica (gestione di magazzini, imballaggio, allestimento spedizioni), trasporto e gestione di call center a note imprese nazionali e multinazionali, impiegando oltre 10mila risorse umane in varie regioni d’Italia. Tuttavia, come hanno ricostruito i finanzieri anche grazie alle intercettazioni telefoniche e telematiche, i dipendenti sono stati amministrati attraverso una complessa frode che, mediante la creazione di cooperative fittizie e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per oltre 150 milioni di euro, ha consentito l’indebita detrazione di Iva per oltre 33 milioni di euro e l’omesso versamento di contributi previdenziali ed assistenziali per oltre 5 milioni di euro. In particolare, l’indagine ha permesso di scoprire che 621 dipendenti, occupati prevalentemente in Lombardia e nel Lazio, presso importanti società del panorama nazionale, totalmente estranee ai meccanismi di frode, sono stati gestiti direttamente dall’imprenditore milanese e dai suoi stretti collaboratori, ma sono stati formalmente inquadrati, nel tempo, in ben 28 cooperative, risultate essere delle vere e proprie “scatole vuote”.
Queste ultime sono diventate, in tal modo, responsabili del versamento dei contributi previdenziali e assistenziali dovuti all’Inps e all’Inail, ma, essendo intestate a prestanome e rimanendo operative solo per un brevissimo lasso temporale, non hanno mai ottemperato, lasciando, in realtà, rilevanti debiti nei confronti dell’Erario e i lavoratori privi dei versamenti contributivi. Questo meccanismo fraudolento ha consentito alla Premium Net Scpa di proporsi sul mercato con prezzi estremamente vantaggiosi, operando così in danno dei soggetti economici rispettosi delle regole. Determinante per la ricostruzione dell’illecito sistema è risultata l’intercettazione di una e-mail tra gli indagati, con la quale è stato trasmesso un elenco di dipendenti, riportante, per ciascuno di loro, l’indicazione delle cooperative nelle quali erano stati, nel tempo, formalmente inquadrati, pur lavorando, ovviamente, sempre e soltanto sotto la gestione diretta degli stessi indagati, che si occupavano dei contratti di lavoro, del pagamento degli stipendi e della concessione delle ferie.
Le somme indebitamente accumulate sono state fatte confluire, in seguito, sui conti di un’unica Cooperativa, denominata “Universo”, simulando anche in questo caso operazioni commerciali mai avvenute, al fine di giustificare i movimenti finanziari e ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa. Da questa, le somme venivano poi smistate su conti correnti appositamente accesi presso istituti di credito di Anzio e Nettuno, dai quali tre persone residenti nelle cittadine laziali effettuavano numerosi prelievi per piccoli importi, trasformando così l’intera somma ricevuta in denaro contante, che, infine, attraverso altri due intermediari, militari della Guardia di Finanza in servizio a Latina – anch’essi destinatari delle odierne misure restrittive della libertà personale – veniva riconsegnato direttamente nelle mani dell’imprenditore milanese. Oltre ai predetti finanzieri, altri tre collaboratori di Bolondi sono stati raggiunti da ordinanza di custodia cautelare. Attraverso una meticolosa analisi di decine di conti correnti, le Fiamme Gialle hanno ricostruito il riciclaggio di somme illecitamente accumulate per oltre 1,2 milioni di euro.
Inoltre, i Finanzieri hanno scoperto che un’ulteriore somma di 611mila euro è stata trasferita e impiegata in altre attività economiche direttamente da Bolondi , per tentare di occultarne la provenienza illecita. Sulla base degli elementi raccolti nel corso delle indagini e in esecuzione dell’ordinanza emessa dal gip del tribunale di Velletri, Gisberto Muscolo, i militari della Compagnia della Guardia di Finanza di Nettuno hanno proceduto all’arresto di 6 (di cui 2 in carcere e 4 ai domiciliari) degli 11 indagati, a perquisizioni, con il supporto dei colleghi alle rispettive sedi, nelle province di Roma, Latina, Milano, Monza e Bergamo, nonché al sequestro preventivo per equivalente di somme di denaro, partecipazioni societarie e beni immobili per circa 2 milioni di euro, nei confronti di tutti i soggetti coinvolti nella frode, indagati, a vario titolo, per i reati di riciclaggio, autoriciclaggio, corruzione e collusione.
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