Ci sarebbero dissidi maturati in ambito lavorativi all’origine dell’omicidio di Raffaele Cavaliere, il 67enne originario di San Cipriano d’Aversa,imprenditore attivo nel ramo dell’edilizia, incensurato, trovato morto ieri mattina a Modena, all’interno di un’Alfa Romeo 156 station wagon ferma all’incrocio tra via Emilia Est e via Mavora, al confine con Gaggio.
Dal momento che Cavaliere proveniva da una zona “calda” dell’agro aversano, tra le roccaforti del clan dei casalesi, si era presa in considerazione la pista della criminalità organizzata, poi messa subito da parte per lo status di incensurato dell’imprenditore che non aveva mai avuto problemi con la giustizia o sospetti di collegamenti con qualche clan. A quel punto gli inquirenti si sono concentrati nell’ambito lavorativo della vittima. E nella notte la pista si sarebbe rivelata quella giusta: la polizia, infatti, ha fermato il presunto omicida. un socio in affari di Cavaliere. Si tratta di in cinquantenne originario di Avellino, Pietro Ragazzo, residente a Modena, con piccoli precedenti per reati contro il patrimonio.
Il 67enne, residente da tempo nella città emiliana, è stato ucciso con numerose coltellate. Dal pomeriggio di martedì non aveva fatto ritorno a casa e il figlio 21enne, preoccupato, non riuscendo a rintracciarlo, allertava le forze dell’ordine. Utilizzando il sistema gps installato sul veicolo, gli agenti della squadra mobile individuavano l’auto a bordo della quale Cavaliere giaceva privo di vita. Sul corpo riscontrate decine di ferite inferte con un’arma da taglio, probabilmente un “cutter” (taglierino da lavoro). Tagli profondi, in particolare sul collo, che danno una prima indicazione sull’accanimento dell’assassino verso Cavaliere.
Dopo l’omicidio, Ragazzo si sarebbe fatto venire a prendere non lontano dal luogo del delitto, da una persona già identificata e sentita dagli inquirenti. Il movente sembra economico. Cavaliere, infatti, avrebbe prospettato di sciogliere la srl e ciò avrebbe mandato il socio su tutte le furie.