Kenya, “Paga o resti in ospedale”: la testimonianza di un cittadino

di Antonio Arduino

Oggi apriamo un ciclo di storie raccolte in Kenya: le storie di Pupia. La prima, dagli aspetti davvero curiosi, può essere sintetizzata con la frase “Paga o resti qui”. Si tratta di quanto accadrebbe negli ospedali del Kenya, sia in quelli pubblici-governativi sia in quelli definiti ‘privati’, equivalenti alle nostre case di cura private. In entrambi l’assistenza non è gratuita perché in questa nazione viene erogata dietro presentazione di una tessera assicurativa il cui costo varia dai 300 agli 800 euro all’anno.

A seconda dell’importo pagato c’è la possibilità di scegliere l’ospedale in cui farsi curare, tra quelli compresi in un elenco che accompagna il contratto assicurativo. Chi non ha assicurazione, sia negli ospedali pubblici che privati, deve pagare. Poco nei pubblici, parecchio nei privati. E se non paga non verrebbe dimesso fino a quando qualcuno non salda il debito e senza alcuna eccezione. Vivo o morto che sia, chi non paga resterebbe in ospedale, secondo la testimonianza di un cittadino keniota intervistato.

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