Aversa, “Dialoghi sulla Democrazia”: incontro di Comunità Solidale

di Livia Fattore

Aversa – La democrazia diretta ha ammazzato la democrazia. Potrebbe essere questa, in estrema sintesi, la conclusione dell’incontro “Dialoghi sulla democrazia. Idee e fatti per le nuove sfide nazionali e locali” che si è tenuto nel suggestivo Salone Romano di Aversa. Incontro promosso da “Comunità Solidale”, movimento di impegno sociale e formazione di cultura politica, presieduto dall’ex senatore aversano Lucio Romano.

“Intendiamo investire molto – ha dichiarato in apertura dei lavori lo stesso Romano – sulla formazione in cultura politica e sociale. Le vicende politiche all’indomani del 4 marzo impongono un’attenta analisi, sul piano nazionale e territoriale. Comunità Solidale intende offrire un contributo al dibattito pubblico, attraverso la voce e l’esperienza di personalità autorevoli, con un metodo basato sul confronto di idee, con approfondimento serio e senza ideologismi, lontano da facili e demagogici populismi”. Ed autorevoli certamente lo erano i relatori: Gabriele Albertini, che è stato sindaco di Milano dal 1997 al 2006, presidente della Commissione Affari esteri del Parlamento europeo; Vannino Chiti, già presidente della Regione Toscana, ministro per i rapporti con il Parlamento nel Governo Prodi. Intervenuti, inoltre, il senatore Franco Mirabelli, commissario provinciale del Pd, e l’onorevole Carlo Sarro, presidente provinciale di Fi.

“La locuzione ‘democrazia diretta’ – ha dichiarato Albertini – si presta ad una doppia interpretazione: quella classica che conosciamo e quella che vede la democrazia diretta, guidata da un soggetto che, ad esempio, gestisce una piattaforma web”. Lo spartiacque della crisi della democrazia italiana secondo l’ex primo cittadino di Milano non è tangentopoli, ma il caso Tortora, scoppiato nel giugno del 18. Dopo quella vicenda passò a furor di popolo il referendum sulla responsabilità civile dei magistrati. Una crepa che continuò con l’abolizione dell’autorizzazione a procedere contro parlamentari dando sfogo a “giudici che fanno carriera, vedi sindaco di Napoli, con indagini inconsistenti tipo ‘Why not’” fino a giungere, dopo aver rotto gli equilibri tra i poteri dello Stato, “alla gogna mediatica e all’invidia sociale alla quale aizza quello che oggi è il primo partito”.

La soluzione per Albertini è “di ritirarsi in una ridotta dove si continui a pensare e a ragionare, per poi fare come Gesuiti, risorti dalle proprie ceneri”. Per Chiti la democrazia diretta produce un regime autoritario. La via d’uscita deve passare attraverso la riaffermazione della democrazia rappresentativa, la tenuta unitaria dei diritti civili e dei diritti economico-sociali con una visione non più solo nazionale della democrazia, ma sovranazionale. Ed è per questo che non si può rinunziare all’Unione Europea. Chi lo fa ha scelto il declino.

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