“Più la sinistra insulta, più i cittadini ci premiano”. In un tweet Matteo Salvini scolpisce il risultato elettorale che vede il crollo delle roccaforti rosse – da Massa a Pisa, da Siena a Ivrea e Terni – a favore delle forze di centrodestra. Vittorie che il leader leghista definisce storiche, e non a torto: hanno virato verso il Carroccio la “capitale” delle acciaierie del centro Italia e la città della Olivetti, da sempre fucina operaia del Paese. Più magro il bottino del M5S rispetto a quello leghista, ma con due conquiste di peso: Avellino, dove il candidato pentastellato Vincenzo Ciampi strappa la cittadina al centrosinistra, e Imola, ex roccaforte del Pd. Tanto basta a Di Maio per giudicare “straordinarie” le due vittorie.
A Ragusa invece il M5S viene sconfitto: il Comune passa a Fratelli d’Italia e tanto basta a Giorgia Meloni per sentenziare che “le roccaforti rosse non esistono più”. Ce ne vorrà di tempo per il centrosinistra, e in particolare per il Pd, per digerire la sconfitta durissima nell’asse toscano. E a poco serve la riconferma ad Ancona, unico capoluogo di Regione al voto, della sindaca uscente di centrosinistra, Valeria Mancinelli, o nel terzo municipio di Roma, dove si impone Giovanni Caudo, ex assessore dello “sfiduciato” Ignazio Marino.
A Imperia risorge Claudio Scajola: scomparso dalla ribalta nazionale dopo la vicenda della “casa a sua insaputa”, si prende una rivincita diventando per la terza volta sindaco della sua città contro l’altro candidato di centrodestra, Luca Lanteri, sostenuto da Toti. “Ho vinto da solo contro il resto del mondo”, scandisce l’ex capo del Viminale, che assicura: “Il centrodestra non c’è più”.