Migranti, vertice Ue a Bruxelles. Conte pronto al veto se non c’è responsabilità condivisa

di Redazione

A Bruxelles è in programma oggi, dalle ore 15, il consiglio europeo che dovrà affrontare il nodo migranti e il regolamento di Dublino. Al tavolo l’Italia si siederà pronta a giocarsi la carta estrema del veto, se non verrà messo nero su bianco che tutti i Paesi dovranno condividere la responsabilità dei salvataggi in mare dei migranti. “Modello Lifeline sia caso spartiacque”, ha detto il premier Conte in Senato. Merkel: “Senza accordo a 28, avanti con i volonterosi”.

L’Italia si presenta con due precise richieste, che chiede di prendere in conto per poter sottoscrivere le conclusioni del Consiglio. La prima richiesta è quella di un meccanismo di responsabilità condivisa con altri Paesi Ue per quanto riguarda lo sbarco dei migranti salvati in operazioni di ricerca e soccorso in mare. Come nel caso dell’Aquarius, deve essere possibile far sbarcare i migranti soccorsi non solo e sempre in Italia, ma anche in altri Stati membri costieri, e poi dovrebbe essere possibile comunque redistribuirli fra altri paesi Ue per procedere alla loro identificazione e registrazione, e al loro smistamento fra i richiedenti asilo e i migranti economici, dopo l’accertamento di chi rispetta le condizioni per ottenere la protezione internazionale.

La seconda richiesta dell’Italia riguarda invece il finanziamento, da parte dell’Ue e degli Stati membri, dei fondi destinati alle azioni per arginare i flussi sulla rotta del Mediterraneo centrale. Mancano, secondo la Commissione europea, almeno 500 milioni di euro. Se non ottenesse soddisfazione su questo punto, l’Italia minaccia di bloccare il pagamento della seconda “tranche” da 3 miliardi di euro dei fondi Ue per i rifugiati (per lo più siriani) in Turchia, una condizione fondamentale dell’accordo con Ankara che ha permesso di ridurre quasi a zero i flussi lungo la rotta balcanica. Il ragionamento su cui si basa la posizione dell’Italia al Consiglio europeo è molto chiaro, una sorta di “do ut des”: se si vogliono fermare i “movimenti secondari”, ovvero i trasferimenti dei richiedenti asilo in altri Stati membri, diversi da quello di primo arrivo, bisogna cercare di risolvere anche il problema dei “movimenti primari”, gli arrivi nell’Ue dei migranti, la cui gestione non deve restare un onere solo dei paesi in prima linea sulle rotte migratorie, e in particolare dell’Italia.

Il regolamento di Dublino – Se si riuscirà a mettere in piedi questo modello, e a farlo funzionare, si potrebbero anche aggirare le difficoltà al momento insuperabili nel negoziato sulla riforma del regolamento di Dublino sul sistema dell’asilo Ue. L’Italia vuole la riforma, ma non è disposta ad accettare un nuovo sistema (come quello che aveva proposto la presidenza di turno bulgara del Consiglio Ue) che lasci in realtà in vigore il principio ingiusto del paese di primo approdo, su cui ricadono tutti gli oneri della gestione dei richiedenti asilo. Bisogna vedere, comunque, quanti paesi membri del “fronte mediterraneo” sosterranno l’Italia su queste posizioni. Al momento non è chiaro. Ma se dovesse trovarsi sola nella difesa dei suoi interessi vitali, non è affatto escluso che l’Italia, con il suo nuovo governo, ne tragga le conseguenze.

Merkel: “Senza accordo a 28, avanti con i volenterosi” – “Non possiamo lasciare soli i Paesi in cui si verifica la maggior parte degli arrivi. Questo è il nodo centrale del regolamento di Dublino 3”. Lo ha detto Angela Merkel parlando al Bundestag, in vista del consiglio europeo. La cancelliera ha anche sottolineato che “chi chiede asilo non può scegliersi il Paese in cui chiederlo”. Quindi Merkel ha aggiunto: “Fino a quando su tutto questo non ci sarà un consenso a 28 andremo avanti con una coalizione dei volonterosi”.

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