Aversa – È tornata ieri pomeriggio ad Aversa la Madonna di Casaluce, compatrona della città normanna, che soggiornerà presso la parrocchia dei Santi Filippo e Giacomo sino al prossimo 15 ottobre quando ritornerà nella chiesa del castello di Casaluce. Uno scambio che si perpetua ogni anno da tempo immemorabile tra Aversa e Casaluce. Come sempre, i fedeli dei due centri si sono scambiati di mano il baldacchino (che è stato spogliato del mantello e della corona di Casaluce per vestire quelli di Aversa) all’altezza di una pietra di confine nei pressi del monastero di San Lorenzo.
Una cerimonia bella a vedersi perché fa trasparire i sentimenti che i fedeli provano per quel piccolo quadro di legno. Anche ieri pomeriggio, ovviamente, non sono mancate le ‘finte’ dei casalucesi che, come succede sempre, anche a parti invertite, hanno visto i fedeli del paese che deve cedere l’Immagine avanzare fino alla pietra di confine per poi tornare rapidamente indietro. Questo spettacolo, in un passato anche recente, degenerava, purtroppo, in rissa. Tutto tranquillo ieri pomeriggio sotto gli occhi del vescovo di Aversa Angelo Spinillo che ha parlato di «un bel momento di gioia in cui due comunità si incontrano e si riconoscono nella stessa Mamma», e dei sindaci dei due comuni che hanno presenziato allo scambio Enrico De Cristofaro e Nazzaro Pagano. Il baldacchino sacro girerà, ora, in processione per le strade cittadine per circa una settimana sostando ogni sera in una diversa parrocchia aversana tra ali di fedeli. L’inizio, come sempre, ieri sera con la basilica di San Lorenzo ad Septimum.
Secolare è la storia, che spesso sfocia nella leggenda, del piccolo dipinto, attribuito addirittura a San Luca e da sempre contesa da aversani e casalucesi. La provenienza dell’Icona è certamente orientale: essa fu portata in Italia dal vicario di Carlo I d’Angiò, Ruggero Sanseverino, che era in missione in Terra Santa. É probabile che il quadro e le due idrie donate, poi, al sovrano angioino, fossero state date al Sanseverino dai monaci militari che erano posti a difesa del Santo Sepolcro. Una volta giunte alla corte angioina, il quadro fu collocato nel posto d’onore della cappella privata dei re in Castelnuovo, da poco edificato, sotto la protezione di Ludovico da Tolosa, figlio di Carlo II, per essere, poi, donato ai Celestini che lo spostavano tra i monasteri di Casaluce e Aversa, da qui, poi, la pluricentenaria lotta per la custodia dell’Icona. Nel XIV secolo la Sacra Immagine fu mèta di pellegrinaggi di re e regine: Giovanna I, Giovanna II, Alfonso I d’Aragona, Carlo V d’Asburgo e Carlo III di Borbone.
Intorno alla piccola ‘tavoletta’ è fiorita anche una leggenda che ne accresce il fascino e la fede. Si racconta che durante una notte di tempesta, una donna si fosse recata presso il convento dei Celestini di Aversa per chiedere ospitalità, ma fosse scacciata perché era vietato l’ingresso alle donne. Sempre secondo la leggenda, la donna sarebbe giunta fino al monastero di Casaluce dove sarebbe stata accolta ed ospitata in una stanzetta. La mattina successiva, nella stanzetta i Padri Celestini di Casaluce avrebbero trovato la piccola Icona al posto della donna e del bambino. La Madonna è patrona anche del piccolissimo paese di San Benedetto in Perillis in Abruzzo e vanta un culto secolare in Brasile dove esiste anche una basilica a Lei dedicata a San Paolo del Brasile.
IN ALTO UNA GALLERIA FOTOGRAFICA