E’ giunta la fine anticipata di un’amministrazione dispotica, inconcludente e dannosa per la città. Da tempo avevamo detto che non c’era da farsi illusione sulla capacità politica e amministrativa di gran parte dell’ex giunta comunale. Non era difficile prevedere il fallimento di una compagine fatta di persone che non si erano mai amate tra di loro, messe insieme col mastice avariato dei soliti santoni. L’accordo non nasceva sull’affinità politica, né sulla condivisione dei percorsi programmatici (il programma era stato copiato da quello di un sindaco leghista di un paesino del nord), ma solo per spirito vendicativo per cui i rancori hanno, subito, tolto spazio al dialogo, alle idee, alla comprensione e al rispetto.
Non appena hanno cominciato a misurarsi con la gestione amministrativa, è apparso chiaro che questa sindacatura non reggeva (e non ha retto) alla prova del governo della città. Non poteva bastare la borsa griffata o il parrucchiere personale per colmare uno spaventoso vuoto di rappresentanza politica, sicché ben presto la gestione del Comune si è trasformata in uno scontro di potere e di interessi. Proprio per questo la sindacatura si è caratterizzata per i suoi continui flop e per la corsa sfrenata all’occupazione del potere interno ed esterno alla città. Si è agito con mano militare per togliere incarichi tecnici a persone competenti, per affidarli a tecnici appartenenti sempre alla stessa scuderia.
Dopo quattro anni sono riusciti a trasformare il Puc in un colabrodo. Nel disastro urbanistico provocato solo i cosiddetti ‘imprenditori amici’ ed alcuni ‘affaristi’ di vario genere sono riusciti a trovare ‘spazio operativo’. Non ci eravamo sbagliati quando, fin dalle prime battute, dicevamo che affidare l’adeguamento del Puc al Ptcp ad una cordata di tecnici attraverso una gara dichiarata illegittima dall’Autorità nazionale anticorruzione, guidata dal giudice Cantone, non poteva che portare a questi risultati. Non è stato prodotto nulla in termini di investimento nelle opere pubbliche; a malapena si è riusciti a completare le opere avviate o finanziate durante la giunta Masi e anche quelle in corso, in via Virgilio e via Zara, si stanno facendo grazie all’utilizzo dei residui di tanti mutui accesi nell’ambito del programma di opere pubbliche poste in essere dalla passata amministrazione.
In quattro anni non sono riusciti ad ottenere alcun significativo finanziamento per l’ammodernamento del paese. Anzi, hanno avuto la capacità addirittura di perdere fondi europei di oltre un milione di euro per la riqualificazione e il prolungamento di via Volta che sta procurando pesanti danni alle casse comunali per risarcire la ditta dei danni subiti. Il cimitero, la villa comunale, l’area mercato, i concorsi farsa, la perdita del Palazzo Ducale, i soldi inutilmente spesi senza risolvere la situazione degli allagamenti sotto il ponte ferroviario, i 40mila euro appaltati (sic!) per pulire le aree verdi, lavori che facevano regolarmente gli Lsu, le indennità al sindaco e ad alcuni assessori, raddoppiate rispetto a quelle percepite dalle precedenti amministrazioni, l’inutile, dannoso e costoso appalto per la riscossione delle tasse, i servizi comunali inefficienti, il mormorio sulle vergognose ragioni per le quali da circa un anno risulta bloccata la gara per il rinnovo della gestione degli impianti sportivi e una infinità di altre cose, saranno oggetto di approfondimento e di dibattito pubblico da qui alle prossime elezioni.
Per adesso ci limitiamo ad accendere i riflettori sulla posizione dell’ingegner Ferriello, portato a Carinaro personalmente dall’ex sindaca Dell’Aprovitola come persona di sua fiducia; nel corso di questi anni è diventato il ‘deus ex machina’ delle attività comunali. Anzi, si dice che ci sarebbe lui tra le motivazioni che hanno indotto alle dimissioni alcuni pezzi importanti della maggioranza, determinando la caduta rovinosa, ma tardiva, dell’Amministrazione. A fronte del chiacchiericcio che circonda l’ingegner Ferriello, ci permettiamo, con il dovuto rispetto, di chiedere al dottor Palmieri, commissario del comune, se non ritenga opportuno interrompere ogni rapporto di lavoro con il nostro Comune con colui che, tra l’altro, è stato una delle cause dello scioglimento del Consiglio, revocando anche il concorso in atto, atteso che l’ufficio tecnico è già provvisto di una figura apicale che ha svolto i suoi compiti al servizio di tutte le precedenti amministrazioni comunali degli ultimi 40 anni, indipendentemente dal loro colore politico.
Associazione politico culturale “Terra Nostra”