Aversa, muore Nicola Fabozzo: l’uomo che “abitava” in un parcheggio da 20 anni

di Antonio Taglialatela

Aversa – Viveva da circa vent’anni in strada, prima all’interno di un’auto e poi di una roulotte, all’interno del parcheggio nei dintorni del supermercato Decò, in via Riverso. Ieri sera Nicola Fabozzo, 53 anni, cittadino (anche se non ufficialmente) di Aversa, è stato trovato senza vita da due persone che spesso gli davano sostegno, portandogli cibo e vestiti. Era nel suo rifugio di fortuna dove probabilmente è stato colpito da un improvviso malore che non gli ha lasciato scampo. Sul posto sono giunti i poliziotti del commissariato normanno e il magistrato di turno della Procura di Napoli Nord che, nonostante i primi riscontri portino all’ipotesi di una morte naturale, ha comunque disposto l’autopsia sulla salma.

Era il 20 dicembre del 2010 quando, dopo essere venuti a conoscenza del caso, lo intervistammo. Già in quel periodo l’uomo “abitava” nel parcheggio da ormai dieci anni, in un’angusta Fiat 500 che lo accoglieva nonostante il suo 1 metro e 90 di altezza. Dentro si notavano coperte, buste, qualcosa da mangiare e bottiglie d’acqua. In un angolo una foto sbiadita, il ricordo, forse l’unico, della vita che si era lasciato alle spalle. Lì dimorava in quei giorni di freddo, quando tanti altri nelle case festeggiavano il Natale al caldo. Da allora ne sono passati di freddi inverni, ma anche di caldissime estati, e lui non si è mai mosso dalla sua piccola “casa”. Eppure, Nicola era una persona con una vita normale fino agli anni ’90: nativo di Casaluce, aveva una moglie e un figlio, e un lavoro di agente penitenziario a Secondigliano. Poi, come lui stesso ci raccontò, arrivarono le amicizie sbagliate, la droga, la comunità di recupero. Perse famiglia e lavoro. Non vedeva il figlio da quando questi aveva tre anni e che, all’epoca dell’intervista, era tredicenne. Un lungo percorso di disintossicazione lo aveva segnato, ma gli restava la volontà di ricominciare. A partire dalla riconquista della dignità, con l’avere una casa, anche piccolissima, e un lavoretto per arrangiarsi.

Dai nostri microfoni fece un appello, accolto qualche settimana dopo dall’allora sindaco Domenico Ciaramella che gli propose di alloggiare o presso una comunità terapeutica o nell’istituto “Sagliano” della città. Ma Nicola voleva sì una casa, a condizione che fosse sempre in strada. Ormai era solo quello il mondo in cui si sentiva bene con sé stesso, in cui si sentiva libero. Negli anni arrivò, grazie ad una colletta pubblica, la soluzione della roulotte, almeno più comoda, spaziosa, e soprattutto più decorosa, di un’auto. Fino ad oggi aveva avanzato la richiesta di avere una carta d’identità ma il Comune di Aversa non ha mai potuto esaudirla, dal momento che c’era bisogno che avesse un domicilio. Lui, invece, agli atti risultava irreperibile dal 2008, non avendo fissa dimora. Questo per l’Anagrafe, ma non per i tanti aversani che lo hanno sempre aiutato e ritenuto un loro concittadino a tutti gli effetti. Un aversano che aveva scelto di ricominciare con l’essere semplicemente libero. Buon viaggio nell’altra dimensione Nicola!

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