Risale a pochi mesi fa il sequestro di 2 milioni e mezzo di capi di biancheria intima e di oltre 3 milioni di imballi tutti falsamente marchiati “Made in Italy” ma di fatto importati dalla Cina. La Guardia di Finanza di Torino, al temine di una lunga indagine coordinata dalla Procura del capoluogo Piemontese, pool tutela del consumatore, è riuscita a ricostruire l’intera filiera distributiva su tutto il territorio nazionale dei falsi capi di abbigliamento ed è in corso l‘iter per la definizione delle varie posizioni processuali.
Ora i baschi verdi del Gruppo Torino, che hanno condotto l’operazione, hanno “chiuso il cerchio” intorno a questa vicenda, denunciando all’autorità giudiziaria due società, una con sede a Settimo Torinese, l’altra a Castel Goffredo, nel Mantovano, entrambe importatrici degli articoli falsi. Pesanti le contestazioni in capo agli amministratori delle società coinvolte e responsabili della frode in commercio: dalle sanzioni pecuniarie per oltre 10 milioni di euro, alla confisca del profitto ottenuto, dalla revoca delle licenze, sino al divieto di contrattare con la Pubblica amministrazione.
I Finanzieri, ricordiamo, nel corso dell’operazione hanno denunciato una decina di persone coinvolte a vario titolo nella frode; oltre 5 milioni gli articoli falsi sequestrati, spacciati come prodotti Made in Italy ma che di italiano avevano ben poco.
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