Un blitz antimafia a Riesi ha portato a 25 arresti con l’accusa di associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidi, estorsioni, produzione e traffico di sostanze stupefacenti. L’operazione dei carabinieri di Calatanissetta, coordinati dalla Dda nissena ha fatto luce su episodi di produzione e traffico di marijuana, estorsioni, reati concernenti le armi sia comuni che da guerra, sui mandanti ed esecutori di numerosi omicidi o tentati omicidi avvenuti nel territorio del comune di Riesi a partire dai primi anni Novanta.
L’articolata attività investigativa ha, infatti, permesso di chiarire alcuni omicidi, consumati o tentati, grazie al riscontro alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. La maggior parte dei fatti di sangue si colloca nell’ambito della guerra di mafia che per circa un decennio ha insanguinato la città di Riesi, nell’ambito della contrapposizione tra le famiglie mafiose appartenenti a cosa nostra e le formazioni stiddare. Alle contrapposizioni di organizzazioni, poi, si sono aggiunte nel riesino, condizionate dalla frattura interna a cosa nostra dopo l’arresto di Salvatore Riina, quelle interne alla stessa famiglia mafiosa a causa della volontà di alcuni affiliati di scalzare dal comando gli appartenenti alla famiglia Cammarata. In diversi di questi casi, infatti, già si era proceduto nei confronti di altri imputati ma non si era ancora raggiunta la necessaria completezza degli elementi a carico di coloro per i quali, oggi, si procede.
Il primo omicidio risale al 14 marzo 1992 nel centro abitato di Riesi quando fu ucciso Angelo Lauria, perché ritenuto vicino ai Riggio. L’omicidio di Salvatore D’Alessandro che fu ucciso a Riesi in via Roma il 17 giugno 1996, assassinato per contrasti interni alla famiglia riguardo la ripartizione dei proventi estorsivi. L’omicidio di Michele Fantauzza fu commesso a Riesi il 28 febbraio 1997. Fantauzza sarebbe stato ucciso perché vicino ai Riggio. Il tentato omicidio Tullio Lanza del 1997, all’epoca assessore ai lavori pubblici del comune di Riesi che si sarebbe rifiutato di mettersi a disposizione della famiglia. L’omicidio di Pino Ferraro che fu ucciso nel centro abitato di Riesi il 4 novembre 1997. Ferraro sarebbe stato ucciso per aver offerto un passaggio in auto alla moglie di Vincenzo Cammarata. Il tentato omicidio di Salvatore Pasqualino, nel 1997 sarebbe avvenuto perché ritenuto vicino ai Riggio. L’ omicidio di Gaetano Pirrello risale all’8 gennaio 1998, sarebbe stato ucciso per contrasti tra le famiglie Salamone e Pirrello. L’omicidio di Andrea Pirrello e il tentato omicidio Salvatore Pirrello risalgono al 24 settembre 1998. Salvatore Pirrello è fratello di Gaetano che avrebbe potuto vendicare l’assassinio di suo fratello.
Una complessa attività investigativa, condotta con numerose attività di tipo tecnico e con articolati servizi di osservazione e pedinamento, è stata quindi avviata nel 2014 per monitorare le attività svolte dagli appartenenti ad una delle famiglie mafiose storicamente più rilevanti in ambito provinciale. I fratelli Pino e Vincenzo Cammarata, dopo le rispettive catture, avrebbero usato i familiari ancora in stato di libertà per commettere reati. Le attività hanno permesso di dimostrare che la famiglia mafiosa ancora oggi mantiene un indiscusso controllo sul territorio tanto da poter ancora imporre il “pizzo” ad imprenditori ed attività economiche che, in caso di resistenza, diventano oggetto di danneggiamenti e minacce. Daniele Fantauzza avrebbe creato, con soggetti esterni, una associazione per delinquere finalizzata alla produzione di marijuana, attività che è stata condotta su scala quasi industriale tanto che, in due anni, sono state sequestrate piantagioni per oltre 4000 piante e prodotto pronto alla vendita per più di 250 chili nel territorio riesino. Il gruppo risulterebbe avere canali di smercio con altre provincie dell’isola approfittando anche dei collegamenti favoriti dall’appartenenza di Fantauzza alla famiglia mafiosa. I proventi della produzione sarebbero stati destinati in parte al reperimento delle risorse necessarie al sostentamento degli associati alla famiglia mafiosa. L’esecuzione è stata condotta, in contemporanea e con la collaborazione dei rispettivi comandi provinciali dell’arma, nelle provincie di Caltanissetta, Monza ed Ascoli Piceno.
Gli arrestati in carcere sono: Calogero Altovino, 37 anni, Michelangelo Amorelli, 45 anni, Carmelo Arrotti, 48 anni, Francesco Cammarata, 57 anni (fratello dei boss Pino e Vincenzo), Giuseppe Cammarata (figlio di Pino), 41 anni, Maria Catena Cammarata, 64 anni (sorella di Pino, Vincenzo e Francesco), Gaetano Cammarata, 44 anni, Carlo Crapanzano, 53 anni, Giuseppe Di Buono, 23 anni, Giuseppe Di Garbo, 77 anni, Daniele Fantauzza, 36 anni, Ezio Fantauzza, 30 anni, Angelo Ficicchia, 64 anni, Gaetano Ficiccchia, 29 anni, Rocco Ficicchia, 60 anni, Gaetano Forcella, 44 anni, Rosolino Li Vecchi, 57 anni, Gaetano Lombardo, 67 anni, Rosario Marotta, 40 anni, Rocco Turco, 45 anni. Disposti i domiciliari, invece, per Franco Bellia, 47 anni, Daniele Correnti, 53 anni, Filippo Riggio, 39 anni, Salvatore Salamone, 81 anni e Giovanni Tararà, 44 anni.
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