Un ventenne di origine africana, ieri sera, a Torino, ha aggredito e ferito con un forchettone un agente della Polizia ferroviaria davanti alla stazione di Porta Nuova, nel corso di un controllo di routine, costringendo il collega a intervenire sparando. L’episodio si è veriricato sul lato di via Nizza della stazione, proprio di fronte agli uffici della polizia ferroviaria, dove, intorno alle 20.30 i due poliziotti, un agente e un sovrintendente, stavano facendo ritorno. Il giovane immigrato, proveniente dalla Somalia, che dalle prime informazioni sarebbe un richiedente asilo, era seduto sulle scale che conducono ai locali della stazione ferroviaria.
“Qui non puoi stare, devi andare via”, gli hanno detto intimandogli di allontanarsi. Il giovane – secondo il racconto di alcuni testimoni – si è rifiutato di spostarsi e, a quel punto, i poliziotti hanno deciso di sottoporlo ad alcuni controlli. E’ stato allora che il venteenne ha dato in escandescenza: ha iniziato ad urlare e, estratto da una tasca il forchettone, si è scagliato contro i poliziotti. Ferito ad una spalla il primo agente, stava per aggredire il secondo che, per difendere il collega e se stesso, ha estratto la pistola d’ordinanza e ha fatto fuoco. L’area è stata subito isolata e sul posto è intervenuto il 118, che ha trasportato il somalo e l’agente ferito in ospedale. Il poliziotto, ricoverato al Mauriziano, ha riportato due ferite all’altezza della spalla che i sanitari hanno giudicato guaribili in cinque giorni. Più grave il giovane extracomunitario, che è stato ricoverato all’ospedale Cto sveglio e cosciente: il proiettile lo ha colpito ad un fianco ed è uscito dalla coscia, senza provocargli lesioni letali.
“Nell’esprimere piena solidarietà ai colleghi coinvolti nell’aggressione avvenuta ieri a Torino, e gli auguri di pronta guarigione al poliziotto rimasto ferito, torniamo per l’ennesima volta a lanciare un vibrato appello perché gli operatori di Polizia siano messi in condizione di intervenire con maggiore sicurezza per tutti. Protocolli operativi più chiari e definiti, e strumenti non letali che stiano a metà strada fra l’uso delle semplici mani e l’arma di ordinanza sono indispensabili per mettere un argine ai gravi episodi che si ripetono con cadenza praticamente quotidiana”. Così Valter Mazzetti (nella foto), segretario generale dell’Fsp Polizia di Stato, Federazione Sindacale di Polizia. “Episodi come questi – aggiunge il leader dell’Fsp – rappresentano la ‘normalità’ in un lavoro come il nostro, in cui siamo chiamati a fronteggiare le più disparate situazioni e la violenza più incontrollata, di fronte alla quale è necessario agire nel giro di pochi secondi. Situazioni in cui intervenire si deve. Perché siamo poliziotti e questo facciamo per lo Stato e i cittadini. E’ quindi indispensabile accantonare ogni ipocrisia e ogni indecisione, stabilire con chiarezza cosa possiamo e non possiamo fare per difendere gli altri, noi stessi, e anche chi genera il pericolo, e fornire a tutti i poliziotti, nessuno escluso, le dotazioni indispensabili a interrompere condotte potenzialmente letali. Se l’arma c’è ma non si può toccare, il taser c’è ma non si può usare se in terra si vede uno spigolo, lo spray antiaggressione c’è ma con basse concentrazioni di capsicum per non bruciare troppo… allora nulla può cambiare davvero e si continua a fare solo propaganda. Oltre tutto, poi, queste banali dotazioni nemmeno ci sono ancora. E si continuano a contare morti e feriti”.