Carinaro – “Una scelta scellerata, operata nel modo più subdolo possibile: di sera, nella stanza di un notaio. Dovevano invece venire nella sede preposta, il Consiglio comunale. E’ lì che dovevano affrontarmi”. Un’accusa di “vigliaccheria” quella lanciata da Annamaria Dell’Aprovitola all’indirizzo dei sette consiglieri dimissionari che hanno determinato, lo scorso 27 giugno, la fine prematura dell’amministrazione comunale. L’ex sindaca, nella serata di giovedì 19 luglio, ha deciso di parlare ai cittadini nel più classico dei modi: con un comizio, affiancata dagli ex consiglieri rimasti “fedeli”.
Ad introdurre l’ex assessore Rosa Chiacchio, segretario cittadino del Pd, che ha condannato, a nome di tutto il partito, la decisione dei tre consiglieri di maggioranza Maria Grazia De Chiara, Alfonso Bracciano e Lello Sardo e degli esponenti della minoranza Giuseppe Barbato, Alfonso Turco, Assunta Madonia ed Emiliano Petrarca. Poi ha preso la parola Dell’Aprovitola che, in risposta alle accuse di “immobilismo” mosse dai dimissionari, ha snocciolato, punto per punto, tutte le iniziative concretizzate dalla sua amministrazione. Tra queste “il finanziamento a fondo perduto, per oltre 200mila euro, per l’installazione di pannelli solari sulla casa comunale. Un risultato mai ottenuto dalle precedenti amministrazioni, mentre noi abbiamo avuto la capacità di saper progettare e farci finanziare. Con il fotovoltaico abbiamo risparmiato oltre 20mila euro di gasolio all’anno e attualmente, per la casa comunale, paghiamo 130 euro di bolletta dell’Enel ogni due mesi. Un grande risparmio per i cittadini e nuove risorse da investire in servizi”.
Poi i finanziamenti per Garanzia Giovani e Servizio Civile, “che hanno visto tanti giovani di Carinaro impiegati in attività comunali, percependo un reddito e ottenendo nel proprio curriculum una referenza di tirocinio formativo”. Ancora, la stabilizzazione di otto Lsu, il finanziamento ottenuto per l’asilo nido da trenta posti nell’area dell’ex depuratore, di proprietà del Comune; il finanziamento per le prove di carico e messa in sicurezza dei solai delle scuole materne e medie; l’efficientamento energetico di via San Salvatore; la realizzazione della biblioteca comunale nell’ex casa del custode della scuola elementare; la digitalizzazione del Comune con riduzione di consumo di carta; il viaggio nei ‘luoghi della memoria’ per studenti meritevoli delle classi terze della scuola media”. “Non dimentichiamo – ha sottolineato Dell’Aprovitola – i 160mila euro di Tari e gli 80mila euro di Imu recuperati dall’amministrazione a favore delle casse comunali e dell’intera cittadinanza”.
Chiusa questa fase, l’ex sindaca ha “passato in rassegna” i suoi ex alleati, premettendo di averli “già perdonati” ma di non sapere “se i carinaresi mai li perdoneranno”. “Hanno preferito consegnare la gestione del Comune ad un commissario e questo per invidie e ambizioni personali, perché questa è la verità riguardo ai motivi delle loro dimissioni”, ha detto Dell’Aprovitola, aggiungendo: “Sardo e Bracciano già da tempo si erano autoesclusi e De Chiara, sì proprio lei, mi chiedeva di escluderli dalla maggioranza. Ebbene, aveva ragione: dovevo cacciarli o porre fine io stessa all’amministrazione comunale, ma non l’ho fatto per senso di responsabilità verso la cittadinanza. E nel frattempo ho subito ricatti e richieste assurde. Addirittura qualcuno mi suggeriva inciuci e rimpasti con l’opposizione, ma non ho mai preso in considerazione questa possibilità”.
Da qui un affondo a De Chiara: “Ha messo insieme una serie di insoddisfazioni. A partire dal fatto che per la candidatura a sindaco avevano scelto me e non lei. Ancora prima, nessuno degli ex sindaci, Masi e Affinito, l’avevano mai indicata per tale ruolo. Ha ricevuto due deleghe corpose ma lei voleva anche l’incarico di vicesindaco. Una pretesa ‘dall’alto dei suoi 540 voti’. Ma De Chiara sia consapevole che di quei voti solo 130-140 sono i suoi personali, per il resto lei ha cavalcato insieme a tutti. Non si illuda, non credo che la prossima volta possa confermare quel risultato, visto il suo comportamento”. Su Sardo: “Geloso dei suoi colleghi che lo superavano in visibilità. Mai ha avuto il coraggio di affrontarmi, si è dimesso, ha consegnato la città in mano ad un commissario e poi se n’è andato a mare”. Su Bracciano: “Un giovane arrivista, niente di più. Non accettava di restare fuori dalla giunta, voleva altro”.
Un capitolo è stato riservato alla revoca del concorso di dirigente dell’ufficio tecnico, rispetto al quale si era preferito incarica un tecnico esterno di fiducia. “Ho deciso per questa opzione – ha spiegato Dell’Aprovitola – perché non potevamo amministrare con un tecnico legato all’ex sindaco mio predecessore”. E sulla sua presunta esternazione “Carinaro non mi merita”, riferita dagli ex alleati, Dell’Aprovitola ha chiarito: “Mai pronunciato quelle parole. La verità è che, durante uno scontro durissimo nel mio ufficio con la maggioranza, dissi che Carinaro non meritava certi atteggiamenti”.