Aversa, Comunità Solidale indossa magliette rosse per “fermare emorragia di umanità”

di Redazione

“Abbiamo aderito convintamente all’appello, lanciato da don Luigi Ciotti di ‘Libera Contro le Mafie’, a indossare una maglia di colore rosso per ‘fermare l’emorragia di umanità’, ricordando i tanti bambini migranti morti in mare, recandoci alla Caritas di Aversa, presidio territoriale di protezione umanitaria e tutela ai migranti, per condividere e incoraggiare l’impegno dei numerosi volontari”. Così il senatore Lucio Romano che, insieme ai componenti di “Comunità Solidale”, di cui è presidente, ha indossato una maglietta rossa “per non dimenticare”. Rossa come quella che indossava il piccolo Aylan, il bimbo siriano il cui corpo senza vita sconvolse il mondo tre anni fa; come le maglie e le tutine dei bimbi affogati davanti alla Libia la settimana scorsa; come quelle che i genitori fanno indossare ai bambini prima di imbarcarsi, sperando che i soccorritori li trovino più facilmente. Si parte da un gesto simbolico di indignazione per risvegliare le coscienze dei cittadini e delle aggregazioni della società civile, esprimendo il nostro appoggio a politiche migratorie secondo sicurezza e solidarietà.

“Ricordando le parole di Don Ciotti: ‘Mettersi nei panni degli altri – cominciando da quelli dei bambini – è il primo passo per costruire un mondo più giusto, dove riconoscersi diversi come persone e uguali come cittadini’”, commenta Romano, che sostiene: “Non è la chiusura dei porti o la mancata assistenza ai naufraghi, che risolve il problema. Tutt’altro. Occorrono politiche strutturali di governance del fenomeno migratorio – che non possono escludere l’Unione europea – tra cui i corridoi umanitari che consentono a persone in condizioni di vulnerabilità (ad esempio, vittime di persecuzioni, torture e violenze, famiglie con bambini, anziani, malati, persone con disabilità) un ingresso legale sul territorio italiano con visto umanitario e la possibilità di presentare successivamente domanda di asilo. E’ un modo sicuro per tutti. Bisogna puntare molto sulle politiche di integrazione che vuol dire rispetto da parte nostra per il migrante, per la sua persona, la sua storia e, al contempo, osservanza da parte del migrante dei diritti e doveri che vigono sul nostro territorio. Non possiamo generalizzare e dire che tutti i migranti delinquono o che sottraggono il lavoro agli italiani. Diciamo la verità: quanti di loro sono sfruttati nei campi perché il lavoro viene sottopagato; quanti si offrono a svolgere lavori che gli italiani non sono più disposti a fare, come l’assistenza agli anziani”.

Per Romano “sconcerta l’ultima circolare del Ministero dell’Interno sul giro di vite per i permessi di protezione umanitaria che, invece, negli ultimi anni hanno consentito ai migranti di trovare un lavoro regolare e, così, integrarsi. L’effetto sarà un boomerang, ci saranno più irregolari senza la possibilità di integrarsi. E, inoltre, non potranno essere rimpatriati perché non ci sono accordi con i Paesi di partenza”.

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