La Guardia di finanza sta eseguendo un decreto di sequestro emesso dalla procura di Genova che riguarda tutta la documentazione relativa al Ponte Morandi dopo il crollo avvenuto lo scorso 14 agosto provocando la morte di 43 persone. Le Fiamme gialle sono nelle sedi del Ministero delle Infrastrutture e nel suo ufficio ispettivo territoriale di Genova, nella sede del Provveditorato delle opere pubbliche di Liguria, Piemonte e Val d’Aosta, e della Spea Engineering spa. I sequestri stanno avvenendo a Roma, Milano, Firenze e Genova.
“Sono ben felice che si faccia chiarezza su quanto successo in passato. Il Ministero delle infrastrutture e trasporti è a totale disposizione delle autorità che stanno indagando sul crollo del Ponte Morandi. Buon lavoro a Gdf e magistrati”. Lo scrive il ministro dei trasporti Danilo Toninelli su twitter. La Guardia di Finanza sta eseguendo un decreto di sequestro emesso dalla procura di Genova che riguarda tutta la documentazione relativa al ponte Morandi e le Fiamme gialle sono anche nelle sedi del Ministero.
Intesa pronta a cancellare i mutui – Intesa Sanpaolo è “pronta a cancellare i mutui nella zona rossa colpita dal crollo del ponte Morandi e a supportare con altri interventi le famiglie e le imprese della zona rossa”. Lo comunica lo stesso istituto di credito che ha stanziato un plafond di 4,5 milioni per la ”remissione unilaterale dei mutui prima casa degli immobili che verranno dichiarati inagibili”.
Una bolla d’aria all’interno del tirante di calcestruzzo che avrebbe corroso e arrugginito i cavi di acciaio all’interno dello strallo. E’ il primo scenario, come riportato da Repubblica, che i consulenti della procura di Genova ipotizzano come una delle possibili cause del crollo. Il difetto sarebbe sorto durante la fase di “iniezione” del cemento che ingloba i trefoli, i cavi in acciaio. Le indagini dei magistrati si sono sin da subito orientate sul cedimento degli stralli, i tiranti di calcestruzzo. Inoltre, secondo le prime ricostruzioni, il lato che cede per primo è quello a sud. E già negli anni ’80, lo stesso ingegnere Riccardo Morandi, in uno studio commissionato da Autostrade, aveva sottolineato corrosioni più sul lato mare che su quello monti. Una degradazione, scriveva Morandi, “più rapida di quello che ci si potesse aspettare”.