Vigili del fuoco al lavoro a San Giuseppe dei Falegnami, nel centro storico di Roma, la cinquecentesca chiesa all’interno del Foro Romano dove ieri si è sbriciolata la gran parte del tetto e solo per un caso, un “miracolo” dice qualcuno, non c’è stata una tragedia. E’ una delle chiese più suggestive e richieste per i matrimoni. Domenica si sarebbe svolta una cerimonia nunziale. Ancora ignote le cause dell’improvviso cedimento, “del cedimento strutturale” così come definito dal soprintendente ai Beni culturali di Roma, Francesco Prosperetti, e il ministero ha già avviato una indagine interna su tutti i precedenti lavori di restauri, negli ultimi dieci anni, effettuati all’interno e all’esterno della chiesa. Dai resoconti degli interventi che negli ultimi decenni si cerca di capire se qualcosa sia stato omesso o qualche lavoro non sia stato eseguito a regola d’arte. Già nel 2012 era stati fatti alcuni interventi anche nella copertura dell’edificio, e il Mibact, il ministero dei Beni culturali, ha dichiarato che “quel lavoro fu fatto bene” ma alcune travi e tiranti, viene sottolineato, erano inaccessibili.
E intanto per tutta la notte sono proseguiti i lavori per mettere in sicurezza altre parti della chiesa – perchè non si escludono altri distacchi – e per recuperare e mettere in salvo i dipinti più importanti (in totale la chiesa è impreziosita da circa 200 tele): “Lo sposalizio delle vergini” di Orazio Bianchi, “La morte di San Giuseppe” di Bartolomeo Colombo, “La natività” di Carlo Maratta, quest’ultimo, del 1650, ritenuto il dipinto di maggior importanza conservato all’interno della chiesa di epoca barocca. Già in parte queste opere sono state trasportate in un deposito del Vicariato a San Giovanni. I caschi rossi stanno recuperando in queste ore gli ultimi quadri e gli arredi, e stanno rimuovendo le parti pericolanti. A causa del rischio pioggia, inoltre, a breve inizieranno le operazioni di copertura del tetto e delle pareti per evitare che possano bagnarsi e che si possano verificare altri cedimenti.
Sembra che non ci siano state alcun avvisaglie del crollo. “Ho sentito un gran boato. Poi, una nuvola di fumo spaventosa ha avvolto la chiesa, per fortuna la chiesa non aperta al pubblico” aveva raccontato Lucio Granini, ispettore della polizia locale, è stato uno tra i primi soccorritori ad arrivare alla chiesa ai piedi del Campidoglio”. Ed erano le 14.30 di ieri quando la chiesa è implosa in una nuvola di polvere. In una nota ufficiale il Vicariato parla di “crollo imprevedibile e senza alcun segno premonitore”. E aggiunge: “L’Ufficio tecnico del Vicariato in collaborazione con tutte le autorità competenti si è subito attivato per le urgenti opere di messa in sicurezza, in particolare delle importanti opere d’arte conservate all’interno, in corso di recupero da parte dei Vigili del Fuoco, alla presenza di funzionari della Soprintendenza e dei Carabinieri del Nucleo tutela dei Beni Culturali. Nei prossimi giorni verranno attivate tutte le procedure per i rilievi dell’edificio e gli accertamenti sulle cause che hanno provocato il crollo, cui seguirà l’elaborazione delle ipotesi progettuali per il ripristino della copertura crollata”.
In tanti hanno assistito in diretta il crollo, tanti i turisti tra Campidoglio e area archeologica: “Stavamo nell’area del Foro. Eravamo tranquilli, quando improvvisamente abbiamo visto una grande nuvola di fumo nero” ha raccontato Miguel, un ragazzo di Madrid, in vacanza a Roma con la famiglia. “Ho avuto paura per i miei figli” così la madre. “In Italia adesso sembra che crolli tutto, come a Genova pochi giorni fa” si sfogavano altri turisti. “Che peccato! Un pezzo di Roma che se ne va”, commenta Lisa, 21 anni, di Toulouse. “È crollata la copertura in legno della chiesa che ha causato anche il danneggiamento della volta sottostante dove c’è il carcere” dirà poco dopo l’ingegnere Luigi Lolli del comando dei vigili del fuoco, “quando siamo arrivati non c’era nessuno dentro”.
Nel complesso, ma non dentro la chiesa, c’era soltanto monsignor Daniele Libanori, padre gesuita e vescovo ausiliare della Capitale: “Ero disteso a letto e ho sentito un gran botto” ha raccontato, ma ” grazie a Dio sono vivo”. E ieri sera si sono fatti vivi anche Roberto Apostolico e Sara Minasi, gli sposi attesi per la cerimonia questa domenica: “Forse qualcuno ci ha protetto, uno si sposa una volta nella vita. Inizialmente abbiamo pensato che sfortuna…poi riflettendo sul fatto che sarebbe potuto accadere anche domenica, quando dovevamo sposarci noi, con 150 invitati forse qualcuno ci ha protetto da una strage…Ora stiamo andando a vedere San Marco la chiesa di fronte dove abbiamo ‘trasferito’ il nostro matrimonio”.
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