Aversa, rischio sismico: dal Comune iniziative di prevenzione? Se sì con quali risultati?

di Antonio Arduino

Aversa – Sono mai arrivati nelle casse comunali i 3 milioni 586 mila e passa euro stanziati con delibera 816 del 2015 e 412 del 2016 dalla Regione Campania per consentire ai cittadini aventi diritto il rafforzamento delle abitazioni o la messa a norma per la prevenzione del rischio sismico che per Aversa era stato posto al numero 2 dell’ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri, numero 3274 del 2003, la quale, per il rischio sismico, suddivideva l’Italia in quattro zone ponendo al numero 1 quelle più a rischio? E’ mai stato attivato il protocollo d’intesa sottoscritto nel novembre 2016 tra Comune e Ordine degli Ingegneri per dare vita a controlli sulla staticità e sicurezza degli edifici scolastici di competenza comunale e, se è stato attivato, quali sono stati i risultati?

Aversa in più occasioni è stata toccata dal terremoto. Nel 1980, il 23 novembre, fu colpita da quello che riguardò l’Irpinia. Allora ci furono il crollo del campanile e di una parte del tetto della chiesa dei Santi Filippo e Giacomo che provocò cinque decessi. Il sisma produsse danni anche a tanti edifici, compreso il Duomo che fu puntellato. Nell’occasione arrivarono fondi statali utilizzati, secondo la storia raccontata dagli stessi aversani, da tanti che non ne avrebbero avuto diritto ma che seppero dimostrare di aver subito gravi danni alle abitazioni, così che poterono ristrutturarle a spese dello Stato, mentre rimasero in condizioni di rischio tantissime case del centro storico e della zona del borgo che, a seguito di ulteriori scosse di terremoto, avvenute negli anni, hanno subito peggioramenti. Perché queste strutture non sono state mai controllate al fine di garantire la sicurezza degli abitanti e delle zone circostanti?

E, quanto ad emergenze catastrofiche, da ricordare lo sprofondamento del cortile di un fabbricato in via Isonzo, dove solo per volere di nostro Signore non ci furono vittime. In quell’occasione, si era intorno all’anno 2008, l’allora assessore all’Urbanistica annunciò l’idea di realizzare una sorta di “carta d’identità” degli edifici della città, una scheda dei fabbricati, cosa annunciata anche dal Governo centrale quale metodo per la prevenzione di disastri e calamità naturali, un’idea mai realizzata. Oggi l’amministrazione di turno, così come fatto dalle precedenti in occasione di eventi sismici che in qualche modo hanno interessato la città, si propone di verificare la sicurezza degli edifici scolastici comunali, controllata, tra l’altro, in occasione del sisma che interessò la città dopo l’elezione a sindaco di De Cristofaro senza che emergesse alcuna problematica, utilizzando dei fondi che forse arriveranno dalla Regione Campania.

Ma le abitazioni? Perché non si pensa a valutare anche per le abitazioni il rischio di crollo legato ad eventi sismici che potrebbero verificarsi dato che Aversa è compresa nella seconda fascia delle città d’Italia a rischio terremoto? Sicuramente abitazioni vecchie, edificate oltre mezzo secolo fa, presenti nel Borgo Antico e nel centro storico cittadino potrebbero essere a rischio crollo in caso di terremoti. E allora perché non tranquillizzare gli abitanti estendendo i controlli anche a quei fabbricati? Infine, perché non prevedere un capitolo di spesa nel bilancio comunale finalizzato proprio a questo tipo di attività e non affidarsi ad eventuali contributi regionali per poterla effettuare? Se i contributi non venissero concessi i controlli non sarebbero comunque necessari o la sicurezza degli edifici può essere verificata solo quando arrivano fondi regionali o statali o, peggio ancora, solo dopo che si è verificato un evento naturale disastroso come un terremoto? Per intervenire si aspetta che si ripeta quanto accaduto in Irpinia nel 1980 o come accaduto, solo pochi giorni fa, nel Molise? Un disastro che ha fatto dimenticare l’altrettanto recente problema creato dal terremoto ad Amatrice e dintorni.

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