Aversa, usura tramite false fatture: arrestato 58enne, sequestri per 10 milioni

di Redazione

Al termine di una complessa attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, i finanzieri del Gruppo di Aversa hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un 58enne, Ferdinando Graziano, imprenditore domiciliato nella città normanna, per i reati di usura aggravata, esercizio abusivo dell’attività finanziaria ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Le indagini, supportate da intercettazioni telefoniche e ambientali che hanno trovato specifici riscontri nelle acquisizioni documentali e nelle dichiarazioni rese dalle persone informate sui fatti, hanno permesso di ricostruire il comportamento illecito dell’indagato che, secondo l’ipotesi accusatoria avvalorata dal gip, concedeva – tra il 2014 e il 2016 – prestiti personali con interessi usurari per circa 200mila euro a diversi soggetti, svolgendo in effetti abusiva attività finanziaria.

Particolarmente insidiose ed articolate sono risultate le modalità di elargizione delle somme. La concessione del prestito era subordinata alla stipula, a monte, di un fittizio contratto di compravendita di beni o servizi, in modo da giustificare i relativi bonifici bancari, emessi da parte di società di comodo, come ordinarie operazioni di natura commerciale. Altrettanto avveniva per la restituzione delle somme: il denaro veniva infatti riconsegnato tramite bonifici su conti correnti intestati a società “cartiere” non operative riconducibili all’indagato che, a loro volta, emettevano, a riscontro dei flussi finanziari, delle fatture per operazioni inesistenti di pari importo. Questo meccanismo permetteva ai debitori di poter fruire anche di un indebito risparmio d’imposta a parziale compensazione degli elevatissimi interessi passivi a cui dovevano far fronte.

L’occultamento del finanziamento con le più varie operazioni commerciali cartolarmente attestate dalle false fatture permetteva, infatti, di contabilizzare costi fittizi per abbattere il carico fiscale delle proprie imprese. Basti pensare che in un solo caso è stato accertato che l’indagato in questo modo ha potuto contabilizzare, con una società a lui riconducibile, fatture false per oltre 500mila euro in tre anni, godendo di un illecito risparmio fiscale per oltre 235mila euro. In alcuni casi, poi, le stesse fatture venivano anche materialmente falsificate aumentando artatamente gli importi, a seconda della correlata esigenza di abbattere il reddito d’impresa.

Le indagini, attraverso l’analitica ricostruzione dell’incremento nel tempo del patrimonio familiare, hanno permesso di accertare un’evidente sproporzione tra gli investimenti fatti e i redditi dichiarati al fisco, evidenziando come i numerosi incrementi patrimoniali, costituiti dall’acquisto di immobili, auto di lusso e perfino di un’imbarcazione, siano – con ogni verosimiglianza – ricondotti al reimpiego dei cospicui capitali illeciti provenienti dall’attività di usura svolta negli anni. Alla luce dell’esito degli accertamenti svolti, su proposta della Procura di Napoli Nord, il gip del Tribunale ha disposto il sequestro finalizzato alla successiva confisca della quasi totalità dei beni nella disponibilità anche del nucleo familiare investigato, costituiti dalle quote societarie di 4 società, 32 immobili, 3 autovetture, 2 motocicli e 2 imbarcazioni, per un valore complessivo stimabile in circa 10 milioni di euro.

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