False fatture, 4 arresti e sequestri per 10 milioni a Reggio Emilia

di Redazione

Gli agenti della Polizia di Stato e i militari della Guardia di Finanza di Reggio Emilia, coordinati dalla Procura locale, hanno eseguito una serie di arresti e perquisizioni nella provincia reggiana, nei confronti dei presunti appartenenti ad un sodalizio criminale, responsabili, a vario titolo, della commissione di una pluralità di reati di natura fiscale, bancarotta fraudolenta riciclaggio e reimpiego.

Si tratta di: Salvatore Innocenti, 41 anni, e Giuseppe Aloi, 40, entrambi nati in Germania, e dei calabresi Salvatore Ruggiero, 44, e Pasquale Mazzei, 41. Il giudice per le indagini preliminari ha disposto anche il sequestro preventivo per equivalente dei beni e delle disponibilità finanziarie degli indagati e delle società agli stessi riconducibili per un ammontare complessivo di quasi 10 milioni euro. Tra i beni sequestrati anche un bar della città di Reggio Emilia ritenuto oggetto di reimpiego dei proventi illeciti conseguiti dagli indagati a seguito di frodi fiscali, così “ripuliti” attraverso il reinvestimento nell’attività commerciale fittiziamente intestata da uno degli indagati all’ex moglie.

Le indagini sono state avviate di iniziativa dalla squadra mobile di Reggio Emilia a seguito di analisi delle emergenze di altra attività di indagine convenzionalmente denominata “House of Cards”. Avendo constatato un rilevante e sistematico ricorso al fenomeno della emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti da parte del sodalizio, si decideva di costituire un pool investigativo, coordinato dalla Procura reggiana, nella persona del sostituto procuratore Giacomo Forte, al fine di coniugare le esperienze e le professionalità degli uffici investigativi delle Fiamme gialle e della polizia. L’attività investigativa, effettuata anche con tecniche innovative, prendeva avvio da un nucleo familiare reggiano dedito sistematicamente ad attività di frode fiscale e si sviluppava velocemente pervenendo al sequestro, in flagranza di reato di riciclaggio, di 120mila euro contanti, ritenuti provento dell’attività di falsa fatturazione. Parte della somma è stata rinvenuta occultata negli infissi delle tapparelle di uno degli arrestati.

I successivi sviluppi investigativi consentivano di individuare negli arrestati gli ulteriori responsabili delle emissioni ed utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, che venivano complessivamente quantificate in oltre 80 milioni di euro. Le modalità operative delle “cartiere” sono state accertate dagli investigatori che hanno ottenuto decisivi riscontri proprio dalle indagini tecniche, nel corso delle quali i “fatturieri” dispensavano consigli anche a chi vorrebbe “lanciarsi nel business”, fornendo anche indicazioni in ordine ai rilevanti guadagni giornalieri realizzabili. Lo sviluppo delle indagini finalizzate al contrasto dell’economia illegale ed a far emergere decisivi elementi probatori, tali da pervenire alle misure cautelari personali e reali, rappresenta il secondo step dell’operazione fortemente voluta dalla Procura della Repubblica, dalla Guardia di Finanza e dalla Questura di Reggio Emilia.

Le investigazioni sono ancora in corso e si presentano particolarmente complesse. Quanto sino ad ora accertato rappresenta infatti solo una piccola parte del vorticoso giro di false fatturazioni, che dovrà essere disvelato indagando sulle ingenti movimentazioni bancarie scoperte dagli investigatori, le quali consentono di affermare che il sistema creato sia molto ampio, ben strutturato e radicato sul territorio, come desunto, tra l’altro, anche dalle stesse affermazioni di alcuni dei soggetti indagati, nei confronti dei quali, in più occasioni, sono state captate conversazioni in cui, commentando le loro attività illecite, si complimentavano reciprocamente per la lucrosità degli affari. Proprio per consentire il proficuo proseguo delle indagini non verranno forniti ulteriori dettagli dell’operazione.

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