Nuove pesanti accuse arrivano nei confronti di Autostrade e dei tecnici e dirigenti che avrebbero dovuto occuparsi della manutenzione delle strade in loro concessione. Secondo quanto scrive Repubblica i problemi al ponte Morandi di Genova erano noti da anni, addirittura dal 2015, anno in cui la direzione manutenzioni aveva proposto il “retrofitting”. Misura diventata “urgente” solo tre anni dopo quando, probabilmente, era troppo tardi.
Stando alle carte in mano a Repubblica, l’intervento al ponte Morandi avrebbe dovuto essere un intervento importante ma di routine per allungare la vita della infrastruttura fino al 2038, anno in cui sarebbe dovuta terminare la concessione. Sul Morandi l’unico grosso intervento strutturale era avvenuto 22 anni prima. I controlli trimestrali e annuali (un po’ più approfonditi) fatti dalla società Spea non avevano segnalato problemi urgenti ma solo un degrado compatibile con l’età del ponte.
Eppure nel giugno del 2015 Autostrade commissiona alla Ismes (società del gruppo Cesi) uno studio sulle procedure di sorveglianza e il monitoraggio statico. Se tutto andava bene, perché far fare questo studio? Probabilmente qualcuno all’interno del gruppo Autostrade aveva dubbi sulla effettiva sicurezza del ponte. Nel primo trimestre 2016 Ismes consegna il rapporto e suggerisce di implementare le ispezioni e soprattutto l’installazione di sensori a monitoraggio continuo per saggiare la staticità del ponte in relazione alle condizioni meteo, di traffico elevato e di terremoti. Solo il 12 ottobre 2017 però il cda di Autostade dà il via libera ai lavori di ristrutturazione o meglio, alla richiesta di lavori al ministero per 20 milioni. I famosi sensori vengono inseriti in questi lavori la cui partenza era prevista, ormai, nel 2019.
E un’altra tegola arriva addosso ad Autostrade messa sotto accusa ad Avellino per l’incidente del 28 luglio 2013 quando un bus senza freni cadde dal viadotto Acqualonga della A16 causando la morte di 40 persone. I periti del tribunale hanno stabilito che se la barriera new jersey fosse stata correttamente manutenuta, l’autobus non sarebbe precipitato. Un’accusa pesante, sempre quindi di scarsa manutenzione. “Il tragico evento sarebbe stato derubricato al rango di grave incidente stradale se solo le barriere fossero state tenute in perfetto stato di conservazione”, scrive il professor Felice Giuliani, docente di Ingegneria a Parma, perito d’ufficio del tribunale di Avellino. Dello stesso avviso anche il consulente della procura, il professor Alessandro Lima. Quaranta morti ad Avellino e 43 a Genova, vite che forse si sarebbero potute salvare spendendo qualche soldo in più nella manutenzione.