E’ una giornata cruciale per la Manovra: il documento finanziario che ne fissa le linee sarà oggetto di un vertice di maggioranza a Roma. Al rientro dall’Assemblea generale dell’Onu, il premier Giuseppe Conte ha rassicurato il M5s sul reddito di cittadinanza, mentre sullo sforamento del deficit non si è sbilanciato affermando che la Manovra “farà ricredere anche i più scettici”. Per Salvini “l’accordo c’è, lo zero virgola è l’ultimo dei problemi”.
Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, insiste ancora per portare il deficit al 2,4% del Pil. Un livello insostenibile per il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, che frena e chiama in causa “l’interesse della nazione”, cercando fino all’ultimo di convincere i colleghi di governo a restare sotto il 2%. Ma Di Maio non sembra intenzionato a mollare la presa: “Non tiriamo a campare, o si fanno scelte coraggiose o non vale la pena continuare”, ha insistito infatti il ministro del Lavoro. “Ci sono differenze di vedute che vanno appianate. E’ chiaro che, quando c’è un governo del cambiamento così radicale, ci sia una parte di apparato che rema contro”, ha aggiunto. “Sarà una manovra del popolo: coraggiosa e dove non ci si impicca a un numero o un altro”, ha aggiunto Di Maio, sottolineando che “quel che non vogliamo fare è scrivere nel Def cose non vere: a differenza del passato quando si dava un obiettivo nel Def e poi alla fine il deficit era più alto”. Quanto alle possibili reazioni di Bruxelles, il vicepremier, ha spiegato che “avremo modo di interloquire, a me non preoccupa Bruxelles”.
Di Maio, nonostante le differenti posizioni su deficit, ha sottolineato come non ci sia “in programma alcuna richiesta di dimissioni” per il ministro dell’Economia, Giovanni Tria. Una posizione che però non sembra totalmente condivisa dalla Lega. “Se Giovanni Tria non fa più parte nel progetto, troveremo un altro ministro dell’Economia”, ha infatti detto Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera.
Per Tria la priorità assoluta è quella di “salvaguardare la sostenibilità del nostro debito pubblico”: un impegno sul quale, ha sottolineato, il governo “ha ottenuto la fiducia in Parlamento”. Intanto, al Tesoro si attende di capire se la Nota di aggiornamento al Def (Documento di economia e finanza), che verrà portata nel Consiglio dei ministri, darà ragione a Tria, con un debito pubblico compreso fra l’1,6% e l’1,9% del Prodotto interno lordo.