L’ex governatore lombardo, Roberto Formigoni, è stato condannato a 7 anni e 6 mesi di carcere per corruzione nel processo di Appello San Raffaele-Maugeri. Secondo l’accusa, Formigoni ha ottenuto una serie di benefit, tra cui l’uso di yacht, vacanze e cene, per favorire i due enti con delibere per circa 200 milioni di rimborsi pubblici. La corte di Milano ha inasprito la pena di primo grado e ha deciso l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Interdizione che diventerà definitiva in caso di conferma della condanna in Cassazione. Pena aumentata anche per Costantino Passerino, ex direttore amministrativo della Fondazione Maugeri: gli sono stati inflitti 7 anni e 7 mesi di carcere contro i 7 anni del processo di primo grado.
Condanna confermata, invece, per Carlo Farina, legale rappresentante di una società servita, secondo l’accusa, per sottoscrivere contratti di consulenza fittizi con la Maugeri e giustificare così il presunto dirottamento di fondi verso i conti esteri riconducibili all’imprenditore Pierangelo Daccò e all’ex assessore regionale alla Sanità Antonio Simone. Questi ultimi due imputati, ritenuti i mediatori delle mazzette, dopo le condanne 9 anni e 2 mesi e 8 anni e 8 mesi che gli erano state rispettivamente inflitte in primo grado, hanno chiesto il patteggiamento: 11 anni e 7 mesi per Daccò (in continuazione con la condanna a 9 anni che aveva già incassato in via definitiva per il crac dell’ospedale San Raffaele) e 4 anni e 8 mesi per Simone.
Secondo l’accusa, l’ex governatore lombardo sarebbe stato corrotto con 6,6 milioni di euro di “benefit” come soggiorni lusso ai Caraibi e in altre località esotiche, una villa in Sardegna e tre yacht messi a sua completa disposizione, cene in ristoranti stellati, finanziamenti per le sue campagne elettorali e altri vantaggi. In cambio la giunta regionale lombarda presieduta dal “Celeste” avrebbe favorito tra il 2001 e il 2011 la Fondazione Maugeri di Pavia e l’ospedale San Raffaele di Milano con 200 milioni di rimborsi pubblici per le cosiddette “funzioni non tariffabili”.
Sarebbero stati Daccò e Simone a prelevare, nel giro del decennio, 70 milioni di euro dalle casse della Maugeri e 9 milioni da quelle del San Raffaele poi trasferire quelle somme in una serie di società estere. Un fiume di soldi, in parte serviti a corrompere l’ex governatore con viaggi, cene e altre “regalie”. I giudici della corte d’Appello hanno confermato la confisca già stabilita per Formigoni in primo grado: 6,6 milioni di euro, somma che equivale al prezzo della corruzione del politico che ha governato ininterrottamente la Regione Lombardia dal 1995 al 2013.