Si allarga il cerchio delle indagini della “holding” che ha messo in piedi un mega giro di truffe a largo raggio tra Castel Volturno, Napoli, Aversa, Giugliano ed altri paesi dell’hinterland campano. Quattro Procure della Repubblica stanno indagando. Ha iniziato Napoli Nord, poi a seguire sono intervenute quella di Napoli, poi quella di Potenza e, infine, quella Santa Maria Capua Vetere che ha impiantato ben due fascicoli processuali. Ed è proprio al tribunale sammaritano che nei giorni scorsi è stato depositato il provvedimento di conclusione delle indagini preliminari che reca la firma del pubblico ministero Gerardina Cozzolino, la quale ha nuovamente indagato Rosalia Di Bello, 74 anni, di Castel Volturno, e questa volta anche sua figlia, Manuela Tarquini, 40 anni. A carico di madre e figlia è stato ipotizzato il reato di truffa aggravata e di contraffazione di documenti di riconoscimento.
Individuata una vera e propria base di contraffazione di documenti. Persone esperte apponevano nomi fittizi e di fantasia su documenti provenienti da circuiti illeciti. Poi, una volta contraffatti, i documenti venivano consegnati a dei ‘corrieri’. Quest’ultima era la funzione che da anni svolgeva, secondo gli investigatori, la Di Bello, che si sarebbe recata in diversi istituti di credito per monetizzate degli assegni intestati a persone con nomi fittizi oppure presso società finanziarie dove presentava delle buste paga falsificate con cui otteneva dei finanziamenti. Fino a che l’abilità e l’intuito del direttore di un ufficio postale hanno interrotto la catena di truffe e consentito alle forze dell’ordine di avviare le indagini.
Sono 22, complessivamente, gli indagati da parte delle quattro procure. Quella sammaritana aveva già sottoposto agli arresti domiciliari Di Bello, su richiesta del pm Sergio Occhionero, convalidati dal giudice per le indagini preliminari Alessandra Grammatica, alla presenza del difensore di Rosalia Di Bello, l’avvocato Raffaele Crisileo. Ora, con questo un nuovo provvedimento, si chiude il cerchio e nella rete degli accusati di truffa e di falsificazione di documenti finisce anche la figlia della Di Bello.