La Caritas di Aversa tende una mano ai detenuti rinchiusi nella locale casa di reclusione ospitata all’interno di quello che fu lo storico ospedale psichiatrico giudiziario “Filippo Saporito”, offrendo non solo l’opera dei volontari, ma anche un appoggio concreto per quei detenuti che non hanno potuto, sino ad oggi, usufruire di permessi perché non hanno a loro disposizione una residenza da dichiarare.
Nella mattinata di ieri, infatti, sulla scia di precedenti attività in comune tra le due istituzioni, è stato siglato un importante protocollo d’intesa tra la direzione della casa di reclusione di Aversa, retta da Carlotta Giaquinto, e la Caritas normanna, guidata da don Carmine Schiavone. Il protocollo sottoscritto riveste un’importanza particolare perché prevede non solo la partecipazione da parte dei volontari della Caritas cittadina all’opera rieducativa svolta a favore dei detenuti con attività di recupero e inserimento di vario tipo, ma in più prevede un supporto logistico a quei detenuti che per mancanza di idoneo domicilio non possono fruire di permessi e di misure alternative alla detenzione.
Al centro diurno della Caritas in via Cesare Golia, infatti, i ristretti ospitati potranno offrire a loro volta quella solidarietà che per primi hanno ricevuto, confrontandosi con operatori sociali, religiosi e laici, e con un gran numero di persone bisognose con un interessante percorso di reinserimento che cammina, di fatto, su un duplice binario. Da un lato i detenuti avranno la possibilità di uscire al di fuori della casa circondariale grazie all’appoggio logistico rappresentato dalla sede della Caritas aversana, dall’altro saranno essi stessi soggetti attivi nel prestare la propria attività nei confronti degli ospiti della Caritas che in città vanta una mensa attiva dove vengono forniti circa duecento pasti al giorno e numerosi posti letto ubicati tra la struttura di via Golia e l’ex ospizio “Giacinto Sagliano” in via Roma. Ad usufruire della nuova opportunità offerta dall’accordo saranno soprattutto quei detenuti che non hanno una famiglia che possa ospitarli di giorno, sia stranieri che italiani, che sin a ieri erano costretti a non poter godere dei benefici previsti dal regime carcerario, quali, ad esempio, brevi permessi.
“Si tratta – ha dichiarato la direttrice della casa circondariale aversana nel commentare la sottoscrizione del protocollo di intesa con la Caritas di Aversa – di un nuovo strumento di inclusione, che amplia l’accessibilità ai benefici da parte dei soggetti più soli e che offre nuove prospettive di reinserimento sociale, grazie alla enorme sensibilità delle istituzioni del territorio prima tra tutte la Diocesi retta dal vescovo Angelo Spinillo”.