A Napoli e in diversi comuni della provincia i carabinieri hanno dato esecuzione a una misura cautelare emessa dal gip del tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di 14 indagati (13 in carcere e uno ai domiciliari) indiziati, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso e associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti nonché di spaccio di stupefacenti, possesso di documenti di identità falsi e lesioni aggravate, con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa.
L’indagine, coordinata dai magistrati dell’antimafia partenopea e condotta dal nucleo operativo della compagnia carabinieri di Poggioreale, si è articolata in attività tecniche classiche di investigazione i cui esiti sono stati avvalorati anche dalle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia. L’attività investigativa trae origine dall’omicidio di un giovane pusher avvenuto a gennaio scorso.
Al vertice del sodalizio criminale tre fratelli i quali, attraverso una marcata ripartizione dei ruoli e delle funzioni, gestivano egemonicamente il traffico e lo smercio di stupefacenti nel quartiere controllando le “piazze di spaccio” sempre sorvegliate sia con telecamere che con vedette e pusher “turnisti”, con il ricorso talvolta ad azioni di fuoco. I profitti del traffico di droga, ulteriormente arricchiti dai guadagni derivanti da estorsioni e rapine, confluivano in una cassa comune utilizzata per il pagamento delle “mesate” agli associati, per il sostegno economico alle famiglie dei sodali arrestati.