“Fortunato Zagaria era una sorta di ‘testa di legno’ di Michele Zagaria”. E’ così che il neo collaboratore di giustizia Nicola Schiavone, figlio del capoclan Francesco Schiavone detto “Sandokan”, ha definito, nel corso di un interrogatorio reso nelle scorse settimane alla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, l’ex sindaco di Casapesenna Fortunato Zagaria, imputato assieme al boss Michele Zagaria in un processo in corso al tribunale di Santa Maria Capua Vetere che vede come parte offesa un altro ex sindaco di Casapesenna, Giovanni Zara.
Il verbale è stato messo dal pm Maurizio Giordano a disposizione dei difensori dei due imputati. Nella prossima udienza del 27 novembre, il collegio giudicante, presieduto da Maria Francica, deciderà se ammettere questo nuovo elemento di prova, che potrebbe portare anche alla deposizione di Schiavone junior, e scioglierà la riserva anche su altre richieste di integrazione probatoria avanzate dall’accusa. Questi spiega di sapere di Fortunato Zagaria da numerosi esponenti del clan, alcuni dei quali divenuti pentiti. Il primogenito del capoclan, per rafforzare le sue dichiarazioni, racconta di come le amministrazioni delle cittadine del Casertano roccaforti dei boss, da Casal di Principe, regno degli Schiavone, a Casapesenna, cittadina di Zagaria, fossero controllate dal clan, e “ciò per mia diretta esperienza dal 2004”. I sindaci sarebbero stati addirittura scelti dopo una specie di “selezione”.
“A Casal di Principe – riferisce Nicola Schiavone – accadeva che alcune persone si proponevano di andare ad amministrare il Comune come sindaco; queste persone si rivolgevano a noi del clan e a me in particolare per il tramite delle persone di mia fiducia, per avere l’assenso alla loro candidatura. Io raccoglievo queste proposte e poi decidevo in base ad una sorta di valutazione delle personalità, tra cui la serietà nei nostri confronti e il profilo psicologico. Quindi davo il nulla osta. Nel caso di Casapesenna il sistema era esattamente lo stesso”.
Sulla figura di Zara, Schiavone junior è esplicito: “Al contrario di Fortunato Zagaria – riferisce il collaboratore – Giovanni Zara, che è stato sindaco per un breve periodo a Casapesenna, non era un sindaco a nostra disposizione, tanto che Michele Zagaria intervenne per farlo cadere dalla carica, mi pare facendo dimettere i consiglieri che lo sostenevano”. Schiavone racconta anche di un appalto da 500mila euro vinto “per errore” da un’azienda di suo cugino al Comune di Casapesenna, allora amministrato da Fortunato Zagaria, cosa che fece infuriare il boss Zagaria, che avrebbe manomesso la gara per farla vincere ad un’impresa a lui riconducibile. “Michele Zagaria – dice Schiavone – intervenne facendo annullare la gara che fu poi assegnata all’azienda di sua fiducia”.
Il processo ha preso il via a seguito della denuncia dell’ex sindaco Zara, costituitosi parte civile. L’avvocato di Casapesenna rimase sindaco solo per pochi mesi, a cavallo tra il 2008 e il 2009, e fu sfiduciato dalla sua stessa maggioranza, di cui faceva parte anche Fortunato Zagaria, all’epoca vicesindaco. Zara, secondo l’accusa, fu sfiduciato per volere del boss Michele Zagaria e con la regia di Fortunato Zagaria perché si era messo contro l’allora superlatitante, organizzando eventi anticamorra e auspicando diverse volte in manifestazioni pubbliche che il boss venisse catturato.