Castel Volturno, residenza negata: africano aggredisce impiegata comunale

di Redazione

Pretendeva da un’impiegata dell’Ufficio Anagrafe di Castel Volturno un certificato di residenza al quale non aveva diritto. Così un immigrato ghanese ha aggredito la dipendente comunale, provocandogli profondi graffi al collo, ferendo anche un altro impiegato intervenuto per aiutare il collega. Poi l’africano si è dileguato.

Un episodio condannato fermamente dal sindaco, dall’amministrazione e dall’intero Consiglio comunale della città del litorale domitio, tristemente famosa per il record di migranti presenti – un numero stimato tra i 15 e i 20mila, -molti che sono clandestini o la fanno da padrone in affari illeciti sul territorio. “Oggi siamo arrivati al limite della tolleranza! – commentano il sindaco Dimitri Russo e l’amministrazione in un post su Fb – Un dipendente comunale è stato aggredito da un immigrato che ‘pretendeva’ la residenza pur non avendo i requisiti. Ogni giorno subiamo una sorta di razzismo all’inverso: gli immigrati sono prevenuti e se un atto non possono averlo, per mancanza di tutti i documenti richiesti, pensano che sia dovuto al razzismo dei dipendenti! I numeri delle persone che ogni giorno accedono al comune sono da città metropolitana e non certo di un piccolo comune con l’organico del personale striminzito. Spesso è anche l’incomprensione della lingua o semplicemente, come in questo caso, chi non conosce minimamente quali siano le regole del vivere civile”. “Condanniamo fortemente l’episodio – continuano dall’amministrazione – ed esprimiamo massima solidarietà al nostro dipendente che ogni giorno, assieme agli altri, lavora in trincea. Prenderemo seri e gravi provvedimenti a tutela dei nostri dipendenti, anche limitando alcuni servizi al cittadino. L’incolumità fisica, il rispetto dell’essere umano e del lavoratore, sono diritti che nessuno può violare, bianco, nero, grigio o giallo che sia”.

Un episodio che testimonia come Castel Volturno sia sempre più in emergenza sicurezza. A ciò si aggiunge la carenza di fondi che comporta per i dipendenti comunali uno stato di precarietà.

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