Sono stati interrogati in mattinata tre dei quattro fermati per l’omicidio di Desirée Mariottini, la ragazza di 16 anni trovata morta a San Lorenzo, Roma. Il gip di Roma, Maria Paola Tomaselli, ha convalidato il fermo di tre indagati (il senegalese Mamadou Gara, il suo connazionale Brian Minteh e il nigeriano Alinno Chima), ai quali vengono contestati i reati di omicidio, violenza sessuale e cessione di stupefacenti. Il quarto fermato, Yusif Salia, ghanese, è stato bloccato ieri a Foggia.
Dal verbale degli interrogatori e dall’audizione dei testimoni emerge una squallida e terribile vicenda che ha come unica vittima la 16enne di Cisterna di Latina. E’ il teste Di Leo, secondo quanto riportano il Messaggero e il Tempo, a fare le dichiarazioni più pesanti: “Un giovane africano di cui non ricordo il nome mi ha confidato che lui si trovava dentro al capannone… avrebbe visto Desirée deceduta con gli abiti strappati. Mi diceva che alla sua presenza la giovane si è sentita male quindi le hanno dato acqua e zucchero poi visto che diventava cianotica veniva adagiata su un devano e moriva”. Additittura qualcuno presente, compreso che per la 16enne non c’era più nulla da fare, avrebbe esclamato: “Ma che muoia pure ‘sta tossica”.
Un altro dei presenti ha detto agli inquirenti di essere entrato “all’interno dello stabile, ho sentito una ragazza che piangeva e urlava frasi come: “Voi l’avete uccisa, voi l’avete violentata” e si rivolgeva a tre uomini chiamandoli per nome: Pako, Sisko e Ibrahim”. I pm non hanno dubbi. Nel decreto di fermo scrivono che Desirée sarebbe stata “prima drogata e poi sottoposta a ripetuti rapporti sessuali non consenzienti”, come provato anche da “varie lesioni riscontrate sul corpo e sulle parti intime”. Dodici ore di agonia che l’avrebbero portata alla morte.
L’unico a rispondere alle domande del gip è stato Gara, mentre gli altri due si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Il giudice si è riservato di decidere nelle prossime ore in merito all’emissione della misura cautelare. A tutti i fermati il pm contesta i reati di omicidio volontario, violenza sessuale e cessione di stupefacenti. Per il quarto uomo, Yusif Salia, il fermo sarà convalidato nel carcere di Foggia, dove è detenuto. Ha negato le accuse il 46enne nigeriano Alinno Chima, affermando: “Non mi sarei mai permesso neanche di toccare Desirée, perché si vedeva che era una bambina”. L’uomo non ha risposto alle domande della gip: “Il mio assistito ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere perché non è in grado di capire di che cosa è accusato”, ha riferito la sua legale al termine dell’interrogatorio di convalida. “Io non c’entro nulla con questa storia. Non sono stato io, sono stati altri”. Si sarebbe difeso così davanti al gip, Brian Minteh, il cittadino senegalese accusato dell’omicidio e dello stupro di Desirée. L’uomo, durante l’atto istruttorio, avrebbe fatto i nomi di altre persone. Nominativi su cui gli investigatori dovranno effettuare ulteriori accertamenti e verifiche.
Intanto, gli inquirenti sono tornati per nuovi sopralluoghi nello stabile degli orrori, dove la sedicenne è morta. Secondo la ricostruzione della procura, da quasi due settimane Desirée frequentava quel luogo di degrado, dove si procurava la droga e la consumava. Nel pomeriggio del 18 ottobre Desirée era tornata in via dei Lucani in cerca di droga e lì ha incontrato il gruppo e ha chiesto loro sostanze da consumare lì, come era già avvenuto in passato.
IN ALTO IL VIDEO