E’ un frammento bruciato di un libro di scuola uno degli elementi decisivi nell’indagine che ha portato i carabinieri a individuare il presunto omicida di una 31enne rumena, Neata Vasilica Nicoleta, uccisa e data alle fiamme a San Donnino, alle porte di Modena, lo scorso 2 settembre. Si tratta di un manuale scolastico che sulla copertina riportava il nome della figliastra dell’indagato, un cuoco sui quaranta. Intanto spunta il video di una tentata violenza sessuale, ma la vittima è fuggita in tempo.
Dal 24 agosto al 2 settembre il fermato, Raffaele Esposito, 34enne cuoco di Savignano sul Panaro, in provincia di Modena, aveva preso di mira altre donne, tutte di corporatura esile e di giovane età. Secondo gli inquirenti avrebbe anche potuto uccidere ancora per questo è stato fermato con l’accusa di omicidio, tentato sequestro di persona e violenza sessuale. “Ha provato a sequestrare una giovane a Savignano sul Panaro. – ha detto il comandante del nucleo operativo dei carabinieri Stefano Nencioni – Ovvio che in posto così piccolo, se mai la giovane fosse sfuggita al sequestro, lo avrebbe immediatamente identificato. Dunque a lui non sarebbe rimasta altra scelta. Insomma, non possiamo escludere che avrebbe potuto uccidere di nuovo”. Esposito era già stato arrestato dopo il tentativo di sequestro e la nuova ordinanza di custodia cautelare gli è stata notificata direttamente in carcere.
In un video ripreso dalle telecamere di sorveglianza di una villa, l’uomo è stato immortalato mentre cercava di sequestrare la ragazza. Il 40enne afferra le mani della giovane per caricarla in macchina con la portiera posteriore già aperta, lei si divincola e cerca di fuggire, ma lui la insegue. Alla fine capisce che non c’è nulla da fare e scappa. Tre casi in dieci giorni. L’uomo ha piccoli precedenti penali per furto e nell’ultimo periodo assuntore di droghe. I carabinieri del Comando provinciale di Modena, che già indagavano sulla violenza sessuale, sono riusciti a mettere in relazione i tre fatti grazie al gps a bordo dell’auto e al telefonino del sospettato. La donna uccisa e bruciata è stata identificata grazie a una vite in un osso, ha fatto sapere il comandante del Nucleo investigativo, commercializzata in Italia da un’azienda americana solo in due casi.