Raccolta rifiuti nel Casertano: sequestrati beni per oltre 4 milioni alla Dhi e a Di Nardi

di Redazione

E’ di oltre 4 milioni di euro il valore dei beni sequestrati, stamani, dalla Guardia di finanza, alla “Dhi Di Nardi Holding Industriale Spa”, con sede a Pastorano (Caserta), operante nel ramo della raccolta rifiuti. L’adozione del provvedimento, disposto dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere, fa seguito ad altri due sequestri operati nel 2017, sempre nei confronti della stessa società per precedenti analoghi reati tributari, è intervenuta a seguito dell’esecuzione di specifiche indagini “che – spiega in una nota il sostituto procuratore Antonio D’Amato – hanno consentito di accertare che la Dhi aveva omesso il prescritto versamento di ritenuti fiscali certificate nonché dell’Iva anche per gli anni d’imposta, dal 2014 al 2016, in attuazione di un disegno criminoso che ha determinato nel tempo un’ingente evasione fiscale”.

Considerato l’elevato valore indiziario degli elementi raccolti durante l’indagine, la Procura sammaritana, in virtù della normativa che prevede la possibilità di applicazione della confisca per equivalente”, ha nuovamente avanzato richiesta di sequestro dei beni fino all’ammontare delle imposte evase, al fine di inibire il consolidamento del vantaggio economico derivante dall’evasione. Il sequestro preventivo riguarda le disponibilità liquide della società e, per equivalente, i beni nella disponibilità dei suoi amministratori pro-tempore fino al valore delle imposte complessivamente evase (tra la parte di ritenute Irpef operante in capo ai dipendenti e l’Iva a debito ella società poi non versata), stimato, appunto, in oltre 4 milioni di euro.

Sequestrate inizialmente le risorse finanziarie liquide presenti nei conti bancari societari, per oltre 380mila euro e successivamente aggrediti i beni personali degli indagati. In particolare, nei confronti di Alberto Di Nardi, 38 anni, rappresentante legale della Dhi fino al 7 marzo 2016, sono stati sequestrati anche beni immobili che lo stesso aveva conferito nel 2015 nel trust “Back Hole”, avente quale beneficiario il proprio figlio e quale “trustee” (ossia amministratore dei trust) il presidente del collegio sindacale della Dhi. “Gli accertamenti – continua la nota della Procura – hanno dimostrato un evidente abusivo dello strumento giuridico del trust, poiché i beni conferiti sono rimasti comunque nella disponibilità di fatto del “settlor” (disponente) Di Nardi che in questo modo aveva solo formalmente trasferito nel trust i beni personali con l’evidente scopo di schermare, mediante un soggetto interposto, il suo patrimonio proprio al fine di eludere l’esecuzione delle misure cautelari reali che avrebbero potuto essere emesse a suo carico a fronte dei reati tributari per cui era stato ed è tutt’ora indagato”.

I finanzieri hanno, inoltre, sequestrato i beni nella disponibilità dei rappresentanti legali che sono subentrati a Di Nardi, ovvero di Pasquale Lagnese, 37 anni, (con riferimento al periodo di imposta 2015) e di Alessandro Di Nardi, 66, padre di Alberto (con riferimento al periodo di imposta 2016). Pertanto, sulla base di tale provvedimento, il Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Caserta ha sottoposto a vincolo cautelare tre appartamenti, un locale commerciale, un ufficio, un’autovettura, pacchetti azionari di due società e rapporti finanziari per un valore complessivo di oltre 1 milione e 800mila euro.

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