Oltre 130 militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Firenze sono stati impegnati in una vasta operazione sull’area fiorentina, con l’esecuzione di un’ordinanza di misure cautelari personali, disposta dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale del capoluogo toscano, Anna Donatella Liguori, su richiesta della Procura diretta dal procuratore Giuseppe Creazzo, nei confronti di 14 indagati (7 finiti in carcere, 2 agli arresti domiciliari e 5 con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria), appartenenti a due gruppi criminali, risultati essere strutturati per l’esercizio abusivo dell’attività finanziaria con carattere di transnazionalità e il riciclaggio di denaro di provenienza illecita, in particolare da delitti di spaccio di stupefacenti.
Le indagini – svolte dal Gruppo Tutela Mercato Capitali del Nucleo di Polizia economico finanziaria di Firenze, sotto la direzione del sostituto procuratore Ester Nocera – hanno preso il vai dall’analisi di flussi finanziari connessi all’approfondimento di numerose segnalazioni di operazioni sospette nei confronti di persone di etnia marocchina, a seguito delle quali è stata accertata l’esistenza di due gruppi organizzati che si occupavano di raccogliere e trasferire somme di denaro tra l’Italia ed il Marocco. Rilevata l’esistenza di due vere e proprie “banche” abusive con “sportelli” in esercizi commerciali del centro storico di Firenze: la prima era gestita da due fratelli, più un complice, la seconda da altri tre soggetti, tutti di origine marocchina.
I gruppi, tra il 2017 e il 2018, sono stati in grado di trasferire illecitamente somme di denaro, di origine delittuosa, per un importo complessivo di circa 5 milioni di euro. Gli approfondimenti investigativi, concretizzatisi nell’esecuzione di intercettazioni telefoniche ed ambientali, riprese video, nonché accertamenti patrimoniali, hanno consentito di riscontrare che presso i locali a deposizioni degli indagati era possibile ottenere diversi servizi finanziari, tra i quali prestiti, altre tipologie di finanziamento e, soprattutto, depositare e trasferire somme di denaro verso il paese di origine degli indagati. I servizi finanziari, poi, oltre che presso i due “sportelli” del centro storico di Firenze, potevano essere ottenuti anche altrove. Alcune operazioni “bancarie” si svolgevano in punti di ritrovo nei quartieri cittadini di Campo di Marte e Gavinana-Galluzzo.
Il tutto senza impiegare i canali del sistema bancario e finanziario di trasferimento, così come previsto dalla normativa, ma avvalendosi di altri sistemi di comunicazione: utilizzando la diffusa applicazione internet “WhatsApp” bastava, per esempio, inviare l’immagine fotografica di una “attestazione”della somma di denaro che doveva essere consegnata al beneficiario in Marocco e i funzionari delle “filiali” nordafricane del particolare “istituto di credito” provvedevano a consegnare, sul posto, al destinatario il “bonifico” a suo favore effettuato dall’Italia; i gruppi criminali trattenevano tuttavia commissioni “bancarie” che raggiungevano frequentemente una percentuale pari al 20% dell’importo trasferito.
Elementi a sostegno delle ipotesi di reato sono stati raccolti anche attraverso riscontri operati in diversi ambiti, quali il porto di Genova e gli aeroporti di Bologna, Firenze e Pisa. Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari, sono state effettuate 36 perquisizioni domiciliari/locali nelle province di Firenze, Brescia, Massa Carrara e Lucca. 23 le persone complessivamente indagate, residenti, oltre che a Firenze, nei comuni di Fucecchio, Sesto Fiorentino, Signa, Figline Valdarno, San Casciano Val di Pesa, Massarosa (Lucca), Massa e Desenzano del Garda (Brescia).
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