Spaccio di droga nel Varesotto col “permesso” della ‘Ndrangheta: 15 arresti

di Redazione

15 persone sono state arrestate dai carabinieri, nel Varesotto, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Busto Arsizio, a vario titolo per estorsione e spaccio di stupefacenti. Si tratta di un gruppo di malviventi di origine calabrese, con base a Lonate Pozzolo (Varese), ritenuti vicini alla ‘Ndrangheta. Dall’indagine “Atlantic”, condotta dai carabinieri della compagnia di Busto Arsizio, è emerso che parte dei profitti di spaccio ed estorsioni, veniva reinvestito dalla banda in attività commerciali, tra cui un bar ed un parcheggio adiacente all’aeroporto di Malpensa.

L’indagine dei militari è iniziata dopo il tentato suicidio di un giovane di Lonate Pozzolo, salvato dai carabinieri poco prima che potesse mettere in atto l’estremo gesto. Dal suo racconto si apriva un vero e proprio filone d’indagine: il tentato suicidio, infatti, era la conseguenza dei debiti di droga che aveva con Michele Pagliari, uno degli arrestati, il quale usava il suo appartamento per stoccare la sostanza stupefacente in cambio di qualche dose da consumare gratuitamente. Quando il giovane commetteva l’errore di far sparire la cocaina che teneva in custodia, iniziava la persecuzione da parte di Pagliari che chiedeva indietro 1200 euro a copertura dell’ammanco causato dal giovane. Richieste pressanti, proseguite anche dopo il tentativo di suicidio con aggressioni e minacce.

Erano tre i gruppi che gestivano in parallelo l’attività di spaccio di cocaina, marijuana e hashish, e che reinvestivano e riciclavano denaro in attività commerciali a Lonate Pozzolo e circondario, dopo aver ricevuto il “placet” di Emanuele De Castro, condannato in via definitiva per mafia con le inchieste “Bad Boys” e “Infinito” in qualità di luogotenente della ‘Ndrangheta. Ad essere acquistate con i guadagni della vendita di droga, usate anche come base per accordi e cessioni, il chiosco bar interno al parco comunale “Rafael” e il bar “Atlantic” a Lonate Pozzolo, oltre al “Car Parking Malpensa” di Ferno, gli ultimi due di proprietà di Salvatore De Castro.

All’interno del posteggio utilizzato dai viaggiatori di Malpensa, i carabinieri dell’ispettorato del lavoro di Varese hanno trovato tre lavoratori in nero, scoprendo che i pusher venivano utilizzati come autisti dei pulmini per l’aeroporto. A Emanuele De Castro sono anche state contestate 15 violazioni della sorveglianza speciale, tra cui un’aggressione a due cameriere del bar del figlio, le quali avevano protestato per non aver ricevuto il denaro che spettava loro.

La rete di spacciatori era composta da Salvatore De Castro (figlio di Emanuele), Michele Pagliari, dalla famiglia Torquitto (Angelo e Marco) che gestiva il chiosco all’interno del bar Rafael fino a qualche mese fa, Teodoro Leonardi, Andrea Ceriani, Antonio Liccati, Massimo Brognara, Nino Gagliostro, Anna Teresa Matinata, Zakarya Safoine, Mohamed Masboul, Angelo Alabiso, Simone Cataldo Fortino, Mattia Montanari, Luigi Stefano Martino. L’influenza su tutto il gruppo di Emanuele De Castro era riconosciuta da tutti anche se non veniva mai coinvolto nell’attività di spaccio della droga.

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