Sgominata dalla polizia un’organizzazione dedita alla coltivazione e al traffico di marijuana nel Catanese. 21 gli indagati tratti in arresto, ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla coltivazione, produzione, trasporto, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti, detenzione e cessione delle medesime, reati in materia di armi, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e favoreggiamento personale.
Tra questi un carabiniere, Stefano Cianfarani, 51 anni, di Palagonia, e due poliziotti, Giuseppe Bennardo, 50 anni, in forza alla squadra mobile di Catania, finito ai domiciliari, e Matteo Oliva, 46 anni, assistente capo della Polizia di Stato di Catania. Gli altri destinatari delle misure cautelari sono: Umberto Beninato, 41 anni; Domenico Bonifacio, 27; Giuseppe Calcò, 51; Alessandro Cannizzaro, 33, per il quale il gip ha disposto i domiciliari; Antonino Cosentino, 39; Fabio Gaetano D’Antona, 42; Nello Nico Ferrante, 46, ai domiciliari; Salvatore Guzzone, 45, già sottoposto ai domiciliari; Rita Maggiore, 45; Santo Maggiore, 47; Santo Musarra, 27, ai domiciliari; Carmelo Privitera, 52, ai domiciliari; Rocco Ragusa, 45 anni; Gabriella Rossitto, 50 anni, ai domiciliari; Andrea Straniero, 22; Carmelo Straniero, 47, già sottoposto a obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria; Giovanni Nicolò Straniero, 27, già agli arresti domiciliari. Un 21esimo indagato risulta al momento irreperibile.
Le indagini furono avviate nel mese di marzo 2017 dalla Squadra mobile etnea, in seguito alle dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia, già appartenente al gruppo Nardo operante a Lentini, cui si sono aggiunte, nei mesi successivi quelle di altri collaboratori, già esponenti del clan Cappello-Bonacccorsi e del clan Mazzei. Dalle dichiarazioni fornite sono partite le indagini che poi, il 23 settembre 2017, hanno portato alla scoperta della prima piantagione, contenente circa 2500 piantine di marijuana a contrada Palma, a Scordia (Catania). Così veniva individuata un’associazione per delinquere diretta e organizzata, secondo gli inquirenti, da Antonino Cosentino, Carmelo Straniero e Matteo Oliva, quest’ultimo assistente capo della polizia, con la partecipazione di Andrea e Giovanni Nicolò Straniero, Umberto Beninato, Domenico Bonifacio e Stefano Cianfarani (militare dell’Arma dei Carabinieri), finalizzata alla coltivazione, produzione, trasporto, detenzione e cessione di cocaina e marijuana.
L’organizzazione era dedita a coltivazioni di marijuana in appezzamenti di terreno ricadenti nel territorio di Scordia, di cui avevano la disponibilità, per poi rivendere lo stupefacente ricavato sia ad acquirenti siciliani che stranieri, abbattendo così i costi di approvvigionamento che esisterebbero nel caso di appezzamenti lontani. Il carabiniere Cianfarani, in servizio a Palagonia, assicurava, come emerso dalle indagini, “protezione costante alle coltivazioni allestite dai complici dai controlli di polizia”. Da alcune intercettazioni è emerso che gli indagati facevano più volte riferimento al grande quantitativo di droga venduto e al corrispettivo guadagno che però non è stato possibile quantificare esattamente. Accanto alle 2500 piante di marijuana sequestrate a contrada Palma, infatti, gli indagati avevano già predisposto un altro appezzamento di terreno che sarebbe stato destinato a contenere altre piante di marijuana insieme ad altre piantagioni di “skunk” – una varietà di cannabis – realizzando quelle droghe leggere chiamate “ibridi belli” (da cui deriva il nome dell’operazione, “Beautiful Hybrid”).
Accertate diverse cessioni di sostanza stupefacente che il poliziotto Matteo Oliva e Rocco Ragusa avevano effettuato a numerose persone che, a loro volta, la commercializzavano nei comuni di Scordia, Palagonia e Militello in Val di Catania e in quello nisseno di Riesi dove un altro acquirente, Fabio Gaetano D’Antona, aveva acquistato la droga. Ad un certo punto però, qualcosa all’interno dell’associazione a delinquere si rompeva. Il carabiniere coinvolto, Stefano Cianfarani, si sarebbe infatti allontanato perché un associato straniero lo avrebbe informato del fatto che Matteo Oliva e Rocco Ragusa stessero progettando altre piantagioni con acquirenti stranieri senza informarlo dall’inizio.
Il poliziotto Oliva e il carabinieri Cianfarani sono stati quindi indagati per corruzione per non avere effettuato le dovute attività di denuncia, indagini e sequestri in relazione alle illecite attività dei corruttori. Per quanto riguarda l’altro poliziotto coinvolto, Giuseppe Bernardo, il giudice per le indagini preliminari, valutate le dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia, ha disposto a suo carico gli arresti domiciliari per il reato di favoreggiamento personale per avere aiutato gli indagati a eludere le investigazioni dell’autorità.
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