Una scossa di terremoto di magnitudo 6.3 è stata registrata alle 7.59 ora locale (l’1.59 in Italia) nelle acque dell’Indonesia, al largo dell’isola di Sumba, nella parte Sud del Paese. Secondo i dati dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) italiano e del servizio geologico statunitense Usgs, il sisma ha avuto ipocentro a circa 15 km di profondità ed epicentro 30 chilometri a Sud di Nggongi. Intanto, sull’altra isola indonesiana di Sulawesi, che si trova più a Nord rispetto a Sumba, si contano ancora le vittime degli ultimi terremoti e tsunami, arrivate al momento ad almeno 1.347, stando al nuovo aggiornamento dell’agenzia di protezione civile indonesiana.
A Sulawesi si continua a scavare tra le macerie alla ricerca di altri dispersi, a cinque giorni dai due terremoti e dallo tsunami che hanno devastato la zona. Oltre alle migliaia di vittime, ci sono ancora dispersi e centinaia di feriti. Gli sfollati sono più di 61mila. La maggior parte delle vittime si è avuta nella città di Palu, capoluogo della provincia di Sulawesi centrale. Qui, oggi, un gruppo di persone ha anche tentato di assaltare un market, come ha riferito un gioralista della Bbc che si trova sul posto, con la polizia che ha sparato colpi in aria. Oxfam, intanto, ha lanciato un appello per soccorrere circa 500mila persone, mentre le sue squadre portano beni di prima necessità e acqua pulita.
Sull’isola indonesiana di Sulawesi la terra aveva tremato il 28 settembre, con una prima scossa di magnitudo 6.1, a Nord di Donggala. Poi, poche ore dopo, i sismografi avevano registrato un’altra potente scossa di magnitudo 7.5, a circa 80 chilometri dalla città di Palu. Dopo i terremoti – nonostante l’allerta fosse stata annullata – era arrivato lo tsunami, con un’onda anomala alta circa tre metri.