I carabinieri del nucleo investigativo di Savona hanno arrestato l’ex viceprefetto vicario Andrea Giangrasso, 69 anni, ora in pensione, con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Giovanni Battista Ferro, è scaturita da una precedente indagine sul rilascio di permessi di soggiorno sulla base di finti contratti di lavoro.
Favoreggiamento della permanenza degli immigrati clandestini sul territorio nazionale, falso ideologico per induzione e falso materiale sono le accuse mosse a Giangrasso al termine di un’indagine iniziata a marzo 2018, che ha coinvolto in collaborazione anche la Prefettura e la Questura ligure. Ex dirigente responsabile dell’area IV immigrazione della Prefettura, Giangrasso, secondo gli investigatori, avrebbe forzato la procedura per l’ingresso di extracomunitari in Italia, in particolare egiziani e tunisini, da assumere fittiziamente per attività lavorative, in cambio di “favori” come biglietti/abbonamenti per le gare della Juventus, prodotti elettronici, cene, creme, collane e lavori effettuati in casa.
La svolta nelle attività investigative si registrava lo scorso 10 marzo durante l’interrogatorio di un egiziano, Ibrahim Bedir, tratto in arresto nell’ambito dell’operazione “Piramide” che aveva portato alla cattura di 10 persone per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Bedir raccontava agli inquirenti che le pratiche erano seguite in prefettura da un “funzionario di fiducia”. Veniva così ricostruito il “sistema” adottato dal funzionario e dai suoi complici. Dopo aver ottenuto tutti i pareri di permesso di soggiorno temporaneo, il primo dalla Direzione Territoriale del Lavoro che valutava la congruità dell’esercizio commerciale all’assunzione di questo lavoratore e il secondo della Questura che decretava la conformità della documentazione, lo straniero poteva avere il visto che gli veniva consegnato dall’Ambasciata o dal Consolato nel Paese di appartenenza, entrando poi regolarmente in Italia per il periodo indicato dalla proposta di assunzione. Successivamente l’extracomunitario aveva otto giorni per presentarsi allo Sportello unico dell’immigrazione della Prefettura per concretizzare l’assunzione, recandosi poi alla Questura di Savona per ottenere il permesso di soggiorno.
Ma in alcuni casi gli extracomunitari non si presentavano allo sportello negli otto giorni e così diventavano immigrati clandestini sul territorio nazionale. Il viceprefetto, insieme agli indagati in concorso con lui, proponeva ad un intermediario di far presentare agli extracomunitari certificati medici che sanassero il periodo di tempo in cui erano stati in Italia superiore agli otto giorni. Questi venivano redatti da un medico compiacente che li consegnava all’intermediario e successivamente al funzionario che, a sua volta, li rilasciava in Prefettura allegandoli alla pratica e rendendo la procedura formalmente corretta. La documentazione veniva quindi presentata alla Questura che rilasciava il permesso di soggiorno. Gli extracomunitari firmavano il contratto d’assunzione e pagavano l’Inps, per una cifra totale che si attestava sui 10mila euro totali, oltre all’importante spesa per giungere in Italia.
Nel mirino dei carabinieri sono, quindi, finiti, oltre a Giangrasso e all’intermediario egiziano Bedir (ritenuto il coordinatore principale dell’attività sin dalle prime fasi), un medico curante di Savona, specializzato in chirurgia estetica, un consulente del lavoro di Finale Ligure, un albergatore di Pietra Ligure.